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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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168 CAP. V - NOZIONE DELLA LITURGIA E MESSA<br />

dei segni <strong>della</strong> santificazione che l'uomo liberamente riceve e del<br />

culto che egli liberamente offre a Dio. La messa tra tutti gli atti<br />

cristiani è per eccellenza il nuovo patto, la nuova alleanza nel sangue<br />

di Cristo (cfr. Le 22,20 e paralleli); chi vi partecipa, principalmente<br />

nella comunione, accetta questo patto, lo fa solennemente<br />

suo. Ora chi dice patto dice impegno. Perciò dice S. Paolo : « Non<br />

potete bere il calice del Signore e il calice dei demoni; non potete<br />

partecipare alla mensa del Signore e a quella dei demoni » (1 Cor<br />

10,21). Perciò pure aggiunge (1 Cor ll,27s): «Chiunque mangi il<br />

pane e beva il sangue del Signore indegnamente sarà reo del corpo<br />

e del sangue del Signore. Si esamini dunque ognuno e così mangi<br />

del pane e beva del sangue: poiché chi mangia e beve, mangia e<br />

beve la propria condanna se non ravvisa il Corpo » 1 .<br />

Sommamente espressiva ed efficace tra tutti i segni liturgici,<br />

la messa lo è pure rispetto a quelle realtà passate a cui essa si riferisce<br />

come segno, rimemorativo. Infatti, qui al sommo grado « recolitur<br />

memoria passìonìs eius », poiché essa non è altro che lo stesso sacrificio<br />

del Golgota prolungato incruentemente nel sacramento. Al<br />

sommo grado quindi in essa è riattualizzato il sacerdozio di Cristo<br />

e il culto di Cristo nella sua vita mortale, nonché tutti i sacrifici,<br />

le santificazioni e i culti accetti a Dio dal peccato di Adamo a<br />

Cristo stesso, i quali non erano che figure e ombre del sacrificio<br />

del Golgota ora riattuato nel sacramento. Così la realtà sacrale<br />

che si compie in ogni messa è realmente il termine convergènte di<br />

una serie immensa di linee di forza che dalla creazione ih poi tendevano<br />

ad essa come alla loro realizzazione e alla loro ragion d'essere.<br />

Infatti, nel mistero di Cristo, storia sacra, tutta la fase <strong>della</strong><br />

preparazione storica dell'Antico Testamento tendeva alla fase <strong>della</strong><br />

realizzazione storica nella vita terrena di Cristo: incarnazione, passione<br />

e morte redentrice, risurrezione e ascensione.<br />

A sua volta la vita storica di Cristo, fino alla sua glorificazione,<br />

tendeva intrinsecamente come a trasfondersi negli uomini, realizzando<br />

il suo <strong>senso</strong> nella vita delle anime, comunicando loro quella<br />

vita divina, per dare la quale il Verbo si era incarnato. Ora, questo<br />

si realizza anzitutto nella messa. È chiaro così che la realtà sacrale<br />

1 Quanto i primi cristiani sentissero il valore essenzialmente impegnativo<br />

insito in ogni atto di culto e massimamente nell'eucaristia, risulta splendidamente<br />

dalla notizia che sulle riunioni liturgiche cristiane (si tratta molto probabilmente<br />

di una riunione eucaristica) Plinio il giovane, governatore <strong>della</strong> Bitinia,<br />

dette nel 111-113 all'imperatore Traiano: « Adjirmabant autem liane juisse<br />

summam vel culpae vel erroris, quod essent soliti stato die ante lucerti convenire<br />

carmenque Christo quasi deo dicere secum invicem, seque sacramento<br />

non in scelus aliquod obstringere, sed ne iurta, ne latrocinia, ne adulteria committerent,<br />

ne fidem jallerent, ne depositimi appellati abnegarent », (vedi per es.,<br />

in C. KIRSCH, Enchiridion... n. 30). Lo stesso appare nella Traditio Apostolica<br />

di Ippolito, la quale, dopo la comunione con l'eucarestia, che sigilla tutto il rito<br />

dell'iniziazione cristiana, aggiunge: « Quando tutto questo è compiuto, che ognuno<br />

si affretti nelle buone opere e a piacere a Dio, vivendo rettamente, dedito<br />

alla Chiesa, compiendo quello di cui è stato istruito e progredendo nel servizio<br />

di Dio » (ed. Botte p. 58).

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