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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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686 CAP. XXI - LITURGIA E SPIRITUALITÀ<br />

Potrebbe sussistere ancora un dubbio se la stessa armonia sia<br />

possibile al principio <strong>della</strong> vita mistica, in ciò che S. Teresa chiama<br />

orazione di quiete e sonno delle potenze 76 .<br />

In questi casi si comincia a sperimentare ciò che in mistica<br />

si dice « legatura » o « sospensione » delle potenze, e questa sembra<br />

difficilmente conciliarsi con la partecipazione attiva alla <strong>liturgia</strong>.<br />

I consigli che danno gli autori spirituali a coloro che entrano nella<br />

vita mistica di non impacciarsi con ragionamenti, con preghiere<br />

vocali, ecc., si riferiscono anzitutto proprio a questi gradi iniziali.<br />

Tuttavia l'esempio dei mistici dimostra che anche l'orazione<br />

di quiete e quelle del sonno delle potenze, malgrado la « legatura »<br />

che le accompagna, non fanno eccezione alla regola generale di poter<br />

lasciare abbastanza liberi per poter partecipare attivamente e in<br />

modo esteriormente normale all'azione liturgica. ,<br />

La stessa S. Teresa nota esplicitamente che nell'orazione di<br />

quiete e del sonno mistico, nonostante la sospensione delle potenze,<br />

accade spesso che l'anima non perde affatto il potere di dedicarsi<br />

normalmente alle azioni esterne, anche se ingombranti, specialmente<br />

se tali azioni si riferiscono alle cose sante o all'esercizio <strong>della</strong> carità.<br />

Allude anzi direttamente alla recita del salterio in questo stato ".<br />

Ecco, comunque, due esempi nettamente caratterizzati. Sono<br />

presi dalla vita di Maria Cecilia Baij, abbadessa di S. Pietro di Montefiascone,<br />

mistica, morta nel 1766. Mentre stava sicuramente in<br />

questi stati di orazione, una volta recitò terza con le altre monache<br />

e un'altra volta accompagnò normalmente con l'organo il canto <strong>della</strong><br />

comunità.<br />

« Sono andata in coro a dire l'ora di Terza. Gesù stava appresso a me.<br />

Io dicevo Terza con la bocca ma non sapevo dove mi fossi. Non ho aperto mai<br />

gli occhi; ma una volta che li ho aperti mi pareva di essere in altro luogo.<br />

Per verità ero tutta fuori di me. Avevo perso tutti i sensi. Mi diceva Gesù<br />

che mi appoggiassi a Lui, e piegando il capo dalla sua parte l'ho fatto, né mi<br />

sono ritirata, quantunque io vedessi lo Sposo tanto nobile, bello e gentile, con<br />

una chioma inanellata e come fili d'oro, che faceva restare per stupore. Mi riposavo<br />

tanto bene. Egli diceva a non so chi: Innixa super dilectum suum. Intanto<br />

io dormivo con grande quiete. Mi dava però fastidio il pensiero di essere<br />

osservata e di non soddisfare l'Officio divino, benché io dicevo benissimo...<br />

Intanto finì Terza e io ho dormito. Dormito, no; ho goduto una grande quiete...<br />

Io, per dirvi il vero. Padre, non so dove sia stata e che sia stato di me. Non<br />

sapevo dove ero, eppur non ho dormito, perché ho detto Terza con le altre<br />

monache, ben vero a occhi chiusi e come un sacco di paglia » 78 .<br />

« In un subito mi sono trovata unita con Gesù perfettamente. Stava Lui<br />

con me, occupandomi tutta; e benché fosse tutto in me e come un altro me,<br />

tanto lo vedevo benissimo in me stessa: si riposava in me riempiendomi tutta...<br />

spagnuola di P. Crisogono de Jesus, 3 ed. Madrid 1955, Subida II 27 n. 4-6 p. 653 s);<br />

Ibid., 30 (ed. it. cit. p. 190 ss; ed. spagnuola cit. II 32 p. 664 ss); Cant. 25 n. 4-7<br />

(ed. it. cit. p. 553 ss; ed. spagnuola cit. Cant. 25 n. 5-8 p. 1035 ss); Ibid., 26 n. 2<br />

(ed. it. cit. p. 558 s; ed. spagnuola cit. p. 1040 s).<br />

" Vedi Vita 14-17.<br />

77 Vita 15 n. 8. Vedi anche 15 n. 1 e 17 n. 4.<br />

78 Vedi P. BERGAMASCHI, Vita <strong>della</strong> serva di Dio Maria Cecilia Baij, Viterbo<br />

II 1925 pp. 282-83.

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