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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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796 CAP. XXIII - LITURGIA E PASTORALE. I PRINCÌPI<br />

religiosa e di psicologia religiosa comunitaria e quindi che bisogna<br />

accingersi a creare o restaurare questa psicologia, tenendo conto<br />

del principio pedagogico <strong>della</strong> progressività e del tempo indispensabile<br />

per raggiungere la meta: Certo, chi credesse che l'opera dell'educazione<br />

liturgica del popolo sia cosa che si possa raggiungere<br />

facilmente, con mezzi spiccioli e faciloni senza serio impegno e spirito<br />

di metodica perseveranza, andrebbe incontro ad inevitabili e gravi<br />

delusioni.<br />

Tuttavia, bisogna riconoscerlo ed avere il coraggio di denunziarlo,<br />

in certi ambienti la pur necessaria preoccupazione <strong>della</strong> prudenza<br />

e <strong>della</strong> progressività diventa troppo spesso un pretesto abusivo per<br />

non muoversi affatto o per muoversi con intollerabile lentezza. Sia<br />

ben chiaro che, nel campo dell'elevazione liturgica del popolo, non<br />

possono avere il conforto <strong>della</strong> prudenza i pastori che non si preoccupano<br />

di entrare con gioia e cuore dilatato nello spirito delle direttive<br />

impartite dalla Chiesa nel concilio vaticano II.<br />

Elevare il popolo alla <strong>liturgia</strong><br />

Partendo da questi presupposti generalissimi, tutto il lavoro<br />

pastorale incentrato sulla <strong>liturgia</strong>, in sostanza, si svolge in due direttrici:<br />

portare il popolo alla <strong>liturgia</strong> com'è oggi; portare la <strong>liturgia</strong><br />

al popolo: sia scegliendo sapientemente, tra le diverse forme di<br />

celebrazione liturgica permesse dalla legislazione odierna, quelle che<br />

maggiormente sono adatte alla partecipazione attiva del popolo nelle<br />

circostanze determinate, sia anche studiando e sollecitando per le<br />

debite vie, con il debito rispetto e la debita ubbidienza, dall'autorità<br />

competente, le riforme <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong> stessa stimate utili allo stesso<br />

scopo.<br />

Elevare il popolo alla partecipazione attiva alla <strong>liturgia</strong> come è<br />

oggi è il compito di gran lunga più importante ed urgente <strong>della</strong><br />

pastorale liturgica, di cui essa non sarà mai dispensata. Questo compito<br />

spetta di diritto e per dovere a tutto il clero sotto la direzione<br />

<strong>della</strong> gerarchia e, ad esso, sotto la stessa direzione, hanno parte anche<br />

gli insegnanti e gli educatori cristiani, a cominciare dagli stessi<br />

genitori. Se il clero non adempie a questo suo dovere, le riforme<br />

liturgiche anche più belle porterebbero ben presto ad amare delusioni.<br />

Questo anzitutto perché, in ogni ipotesi, l'incontro tra il popolo<br />

e Cristo, che è il fine di ogni pastorale, include sempre l'elevamento<br />

del fedele ad uno stato superiore e contrario a quello in cui tende<br />

ad adagiarlo la natura corrotta; elevamento che comporta sempre<br />

sforzo e difficoltà di ogni genere, a superare le quali deve, appunto,<br />

provvedere l'aiuto del pastore.<br />

fraternità insita nella <strong>liturgia</strong> » Rivista liturgica 41 (1955), p. 257. B. HERNEGGER,<br />

Solidarietà cattolica, trad. ital., Ed. Paoline 1948, p. 87 ss. G. MICHONNEAU, Parrocchia<br />

comunità missionaria, p. 59 ss.

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