TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

TRINITÀ NELLE ORAZIONI 213
L'orante s'indirizza innanzitutto al Padre, che spessissimo, sin dalle
prime parole, interpella direttamente come Padre, Dio, Signore, Signore
Iddio, ecc. e di cui commemora, in modo più o meno ampio
e insistente, alcuni attributi e alcune operazioni verso di noi, come:
onnipotente, eterno, creatore, che mandasti a noi il tuo Figlio,
che nell'Antico Testamento operasti tali prodigi o disponesti tali
ordinamenti, che in questo santo operasti tale virtù, che ci concedi
questo beneficio, ci permetti tale azione. È dunque, sin dal principio,
uno squarcio di storia sacra vista dalla parte del Padre ut a quo
omnia.
Occorre notare, a questo proposito,^crTe~eolui a cui è indirizzata
l'azione liturgica è veramente il Padre, prima perdona della Trinità,
e non solo Dio, in comune. Questo si verifica non soltanto quando
è interpellato col nome di Padre e nel contesto si parla delle sue
relazioni specialmente intratrinitarie col Figlio {hyós, filius) e con
lo Spirito, ma anche quando è semplicemente interpellato col nome
di Dio o Signore {Dèspota), Padre nostro, con attributi o operazioni
per sé comuni alle tre Persone, come onnipotente, creatore, giudice
e si fa menzione di Cristo come suo pais, puer, servo, titolo specificamente
messianico, anche se poi non si fa nessuna menzione dello
Spirito Santo. Il motivo di ciò è che in questo la liturgia non fa che
conformarsi al primitivo uso cristiano come appare consegnato nella
Scrittura.
È noto, infatti, che nel Nuovo Testamento, sebbene non solo
il Padre, ma nonostante il rigido monoteismo, anche il Figlio, Gesù
Cristo, sia ritenuto veramente e propriamente Dio, e lo stesso valga
dello Spirito Santo 29 , pur tuttavia vi è forte tendenza: 1. a riservare
il nome di Dio al solo Padre 30 ; 2. a considerare anche come « Padre
nostro » non già semplicemente Dio, ma il « Padre », la prima persona
della Trinità il cui « Figlio » — hyós — è Gesù Cristo e di cui anche
noi siamo i figli adottivi 31 ; 3. a considerare come detto del Padre,
prima persona della Trinità, quello che l'Antico Testamento diceva
semplicemente di Dio 32 .
È pure cosa notissima che gli schemi delle dossologie cristiane
nel Nuovo Testamento, in specie in S. Paolo, nonché quello delle
preghiere, specialmente della grande « eucaristia » della messa, derivano
da schemi giudaici che s'indirizzano a « Dio » di cui enumerano gli
=9 Vedi per es., Mt 11,27; 28,18 s; Gv 1,14; 20,28; firn 9,5; Tt 2,13; FI 2,5 ss;
Col 1,19; 2,9. Per lo Spirito Santo bisogna ricorrre alle operazioni propriamente
divine in noi che le sono attribuite; vedi specialmente Rm 8,1-39; 1 Cor 2,7-16;
12,1-11.
30 Vedi per es., Col 3,16 s; 1 Tm 2,5 da paragonare con 1 Cor 8,4-6; Rm 1,8-10;
8,5-35 da paragonare con 1 Gv 2,1 e con Eb 7,25; Gal 4,6; 1 Cor 1,3; Col 1,3; 1 Pt 1,3.
31 In tanti testi di S. Paolo l'identificazione reale del Padre nostro con la
prima persona della Trinità, Padre del nostro Signore Gesù Cristo che è suo
Figlio — hyós —, è talmente insistente, che si deve supporta anche là dove non
è esplicitata. Vedi per es., Rm 1,1-9; 1 Cor 1,3-9; 2 Cor 1,2 s; Gal 1,1-16; 2,19-21; 4,4-7;
Ef 1,1-3; Col 1,2 s; 1 Ts 1,1-10. Vedi anche 1 Gv 1,12-14.
a 2 Vedi per es., Eb 1,7.