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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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622 CAP. XXI - LITURGIA E SPIRITUALITÀ<br />

È vero che quando una tale virtù tende seriamente ad essere in qualcuno<br />

un notevole centro unificatore e coordinatore di tutta la psicologia<br />

spirituale, essa tende, con ciò stesso, ad allargarsi, fino a unire<br />

fortemente, e quasi confondere, il proprio concetto con quello delle<br />

altre virtù, specialmente teologali, o anche di tutta la vita spirituale.<br />

È quanto avviene, per esempio, al concetto penthos o compunctio<br />

nella tradizione monastica antica; a quello di « umiltà » in S. Benedetto<br />

e di « povertà » in S. Francesco d'Assisi.<br />

E questo è naturale ed inevitabile, a causa, appunto, <strong>della</strong> profonda<br />

unità delle virtù e <strong>della</strong> vita spirituale, per cui, chi ne approfondisce<br />

vitalmente una, ritrova necessariamente tutte le altre. Ma,<br />

tuttavia, rimane vero che tale ritrovamento e tale sintesi si fa in<br />

questo caso partendo da una ben determinata virtù morale, per cui<br />

il risultato finale, nel suo complesso, ha un carattere ben distinto<br />

da altre sintesi vitali, fatte, con gli stessi materiali, da altri punti<br />

di vista.<br />

Ma anche tra coloro che mettono l'accento sull'esercizio delle<br />

virtù teologali vi possono essere differenze talvolta marcate, sia perché<br />

fede, speranza (identificata si noti bene con fiducia o sentimento<br />

fiduciale) e carità sono virtù diverse, sia anche perché la stessa carità<br />

teologica ha per oggetto materiale primario Dio stesso e secondario<br />

ogni creatura razionale capace <strong>della</strong> beatitudine eterna. Mettendo<br />

l'accento psicologico ora su Dio direttamente, ed ora sulla creatura<br />

amata per Dio come oggetto materiale secondario <strong>della</strong> carità teologica,<br />

si avranno sintesi di vita spirituale notevolmente diverse, come<br />

sono diverse, per esempio, la spiritualità certosina dalla spiritualità<br />

apostolica, poniamo, di S. Vincenzo de' Paoli o quella preconizzata<br />

per il clero parrocchiale dal Thils o dal Michonneau.<br />

Finalmente, abbiamo visto che aspetto ascetico e aspetto mistico<br />

<strong>della</strong> vita spirituale, con gli stati corrispondenti, sono distinzioni non<br />

solo legittime, ma necessarie. Dalla loro distinzione e dalla loro intima<br />

unione nessuna spiritualità cattolica può fare astrazione, anche a parte<br />

la posizione che si adotta intorno alla questione dibattuta delle relazioni<br />

tra perfezione cristiana e vita mistica e <strong>della</strong> chiamata universale<br />

alla vita mistica. Tuttavia resta evidente che tutta la spiritualità,<br />

come dottrina <strong>della</strong> tendenza alla perfezione cristiana, avrà un colore<br />

notevolmente diverso a seconda dell'atteggiamento generale che si<br />

prende nelle predette questioni. Si avrà cioè : sia una spiritualità notevolmente<br />

incentrata sull'aspetto ascetico, come quella, per esempio,<br />

di S. Ignazio di Loyola o di S. Vincenzo de' Paoli, sia una spiritualità<br />

nella quale tutto il complesso è francamente indirizzato verso l'esperienza<br />

mistica, come, per esempio, in S. Teresa, in S. Giovanni <strong>della</strong><br />

Croce e in genere nella tradizione carmelitana che ne è derivata.

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