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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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790 CAP. XXIII - LITURGIA E PASTORALE. I PRINCÌPI<br />

In questo radunamento e creazione d'unità per comunicazione di<br />

vita divina, il vescovo è il principio esterno umano immediato di trasmissione<br />

e di coesione. Anzitutto « da lui deriva e dipende in certo<br />

modo la vita dei suoi fedeli in Cristo ». Perciò la Chiesa si può definire<br />

non solo : de untiate Patris et Fitii et Spiritus Sancti, plebs<br />

adunata, ma anche: plebs sancta sacerdoti (intendi vescovo) adunata<br />

et pastori suo grex adhaerens s7 .<br />

La Chiesa universale è formata dall'unione delle Chiese locali<br />

in virtù <strong>della</strong> comunione dei vescovi tra loro sotto il primato del<br />

Papa, supremo principio visibile e custode dell'unità.<br />

Se dunque la Chiesa è quel « sacramento di unità », in cui gli<br />

uomini, di diritto figli di Dio, ma ora lontani da Lui e gli uni dagli<br />

altri a causa del peccato, sono nuovamente adunati e ordinati intorno<br />

al vescovo per essere costituiti in popolo santo nella partecipazione<br />

alla vita trinitaria: è naturale che, concretamente, e localmente<br />

parlando, la principale realizzazione ed espressione <strong>della</strong><br />

Chiesa si abbia appunto in quell'atto in cui un gruppo di fedeli, intorno<br />

al loro vescovo, riceve, nel modo esternamente e interiormente<br />

più perfetto, quell'unità di vita ed esprime quel radunamento che<br />

supera la dispersione del peccato.<br />

Quest'atto è la celebrazione liturgica, principalmente dell'eucaristia,<br />

intorno al vescovo. Perciò: « tutti devono dare la più grande<br />

importanza alla vita liturgica <strong>della</strong> diocesi che si svolge intorno al<br />

vescovo, principalmente nella chiesa cattedrale ».<br />

Perciò anche : « il vescovo dev'essere considerato come il grande<br />

sacerdote del suo gregge ». Intendi che deve essere considerato anzitutto<br />

come tale; poiché negli atti in cui esercita la sua funzione di<br />

gran sacerdote si ha sul piano locale la principale realizzazione e manifestazione<br />

<strong>della</strong> Chiesa: cioè si raggiunge in primo luogo il fine<br />

<strong>della</strong> stessa funzione episcopale.<br />

In primo luogo non esclusivamente. Perché sappiamo che la <strong>liturgia</strong><br />

non esaurisce tutta l'azione <strong>della</strong> Chiesa, ma ne è solo il culmine<br />

e la fonte; l'elemento non esclusivo ma centrale e ordinatore, che lungi<br />

dal dispensare dalle altre numerose opere di ministero e di apostolato,<br />

le esige imperiosamente come condizione presupposta e come logica<br />

conseguenza.<br />

Come dunque la Chiesa, senza esaurirsi tutta in questo, in nessun'altra<br />

azione è se stessa quanto nella celebrazione dell'eucaristia<br />

intorno al vescovo cui partecipa con piena sintonia tutto il popolo,<br />

così il vescovo, senza esaurire la sua funzione in quella di gran sacerdote<br />

del suo popolo, in nessun'altra azione è tuttavia se stesso e<br />

adempie la funzione per cui è quello che è, quanto nella stessa occasione.<br />

Conseguentemente, la diocesi, che è appunto la strutturazione<br />

concreta <strong>della</strong> Chiesa in un luogo determinato intorno al vescovo,<br />

•' S. CIPRIANO, Ep. 66,8.

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