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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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144 CAP. IV - LITURGIA, SANTIFICAZIONE, CULTO<br />

atto di culto propriamente detto verso un essere si ritiene solo<br />

quello che ha per oggetto diretto quest'essere. Così l'atto per cui<br />

il figlio studia assiduamente per onorare i genitori, o il cittadino<br />

si comporta bene all'estero per onorare la patria, o il fedele fa<br />

un'elemosina o cura un malato per amore di Dio, non sarà detto<br />

culto dei genitori, <strong>della</strong> patria o di Dio che in <strong>senso</strong> largo, perché,<br />

nei predetti casi, lo studio non ha per oggetto diretto i genitori, né<br />

la buona condotta la patria, né l'elemosina, o la cura del malato<br />

Dio. Mentre l'atto di venerazione <strong>della</strong> bandiera, non avendo per<br />

oggetto diretto quel pezzo di stoffa, ma la patria di cui quel pezzo<br />

di stoffa è il simbolo e, per così dire, il sostituto, sarà un atto<br />

di culto <strong>della</strong> patria. Lo stesso si dica <strong>della</strong> preghiera fatta a Dio<br />

o del sacrificio offertogli. Sono atti di culto in <strong>senso</strong> stretto.<br />

Divisioni<br />

Del concetto di culto si possono avere diverse divisioni a seconda<br />

del fondamento che si considera per farle.<br />

Sulla base oggettiva dell'eccellenza. — Poiché l'eccellenza dell'essere<br />

che si venera nel culto ne è la base oggettiva, si avranno<br />

altrettanti culti di natura diversa che distingueranno eccellenze di<br />

natura diversa.<br />

Eccone uno schema:<br />

Nel culto profano, per esempio dei genitori, <strong>della</strong> patria, delle<br />

arti, dei filosofi, l'eccellenza considerata è di natura profana. Nel<br />

culto religioso è di natura religiosa, ossia avente rapporto a Dio<br />

e alla vita morale.<br />

L'eccellenza religiósa vera, in fin dei conti, è sempre Dio stesso,<br />

la vita divina, in se stessa o partecipata alle creature. Dunque il<br />

culto religioso non può riferirsi che a Dio; alla creatura non può<br />

riferirsi che in quanto partecipa in qualche modo alla vita divina.<br />

Ma quello che è per partecipazione, pur essendo realmente qualcosa<br />

in sé, si riferisce sempre, in fin dei conti, a quello che è per<br />

sé e si riduce a lui. Così il culto religioso di qualche essere creato,<br />

pur potendo essere un vero culto anche di quest'essere e non solo<br />

di Dio, per l'eccellenza reale <strong>della</strong> vita divina presente in lui, in<br />

ultima analisi si riferisce sempre a Dio, causa ultima di quella<br />

eccellenza.

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