TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

478 CAP. XVI - FEDE E LITURGIA
oggi, l'Assunzione immediatamente prima della definizione solenne e
l'Assunzione ancora al secolo settimo-ottavo; la festa della presentazione
della Madonna al tempio; la festa dell'apparizione della Madonna
a Lourdes; la festa di Maria mediatrice di tutte le grazie,
concessa nel 1921 da Benedetto XV a parecchie diocesi; la festa
della traslazione della santa casa di Loreto, celebrata ugualmente
in parecchie diocesi; la festa delle stimmate di S. Francesco. È chiaro
che il principio: lex orandi, lex credendi, in questi diversi casi ha
un significato notevolmente diverso e che il magistero della Chiesa
e la stessa adesione dei fedeli sono assai diversamente impegnati
in ognuno di essi.
È noto pure agli specialisti che, in alcune liturgie, per altro ortodosse
e cattoliche, s'infiltrarono anche errori dottrinali o, per lo
meno, formule di una teologia imprecisa e antiquata, anche se, per
lo più, furono assai presto eliminate. Così, per esempio, certe formule
nella liturgia mozarabica, alle quali si appellarono poi gli
adozianisti Elipando e Felice di Urgel 1 . Così ancora, in documenti
liturgici del medio evo, la rubrica che affermava la consacrazione
del vino nel calice per semplice contatto con l'ostia consacrata e
un formulario di messa « per alleviare le pene dell'inferno » 2 . Anche
in simili casi, evidentemente, la responsabilità del magistero e
l'adesione dei fedeli son cose che, teologicamente, richiedono sfumature
e spiegazioni.
E per questo che, sin dal sec. XVII-XVIII, ossia sin dal momento
che la scienza storica liturgica moderna cominciò a prendere reale
consistenza e che, nelle controversie con i protestanti, si cominciò
a prendere in considerazione anche il ricorso alla liturgia, si sentì
il bisogno di determinare più precisamente i rapporti tra fede e
liturgia, nonché le regole interpretative e le condizioni mediante
le quali questo ricorso sarebbe stato efficace nell'esposizione e nella
difesa della fede. Dopo il Padre F. A. Zaccaria 3 , che fu il principale
autore ad occuparsi allora di questa precisa questione, essa
non cessò di attirare ogni tanto l'attenzione di qualche teologomentre
spiegava il metodo della teologia nel trattato detto dei luoghi
teologici. E vero che tutto questo, in fondo, rimase sempre in
campo puramente teorico, perché non si arrivò mai, in realtà, a
una seria penetrazione della liturgia nella teologia. Si vedrà poi
il perché a nostro parere.
Di recente ancora alcuni liturgisti e teologi hanno tentato di
riesaminare la stessa questione dei rapporti tra fede e liturgia.
Carlo Federer ha fatto un buon lavoro d'indole storica prendendo
in esame, su questo punto, il pensiero dei padri latini fino al secolo
1 Vedi D. DE BRUVNE, De l'origine de quelques textes liturgiques mozarabes,
in: Revue Bénédictine 30 (1913) 421-26. Vedi il concilio di Francoforte del 794 in
MANSI 13 p. 886-B ss.
2 Vedi M. ANDRIEU, Immixtio et consecratio, Paris 1924. ZACCARIA, Bibliotheca
ritualis, Roma 1776-81, I p. LVII.
3 Specialmente: Thesaurus theologicus, 12 volumi, Venezia 1762; Bibliotheca
ritualis, 3 volumi, Roma 1776-81.