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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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372 CAP. XIII - LE DUE CITTÀ<br />

Dov'è la radice di questo imbarazzo e quale sarà il criterio che ci<br />

permetterà di fare le necessarie distinzioni e precisazioni? Ecco<br />

cosa mi pare si debba dire in proposito.<br />

Anzitutto: che i demoni abitino in modo speciale nell'aria fu<br />

un'opinione ellenistica a cui allude S. Paolo, ma, come ci accerta<br />

il dogma, senza farne oggetto di affermazione di fede. Niente<br />

affermazioni dogmatiche pure nella opinione posteriore di demoni<br />

specializzati in alcuni vizi; né in quella di San Michele speciale<br />

psicopompo. Mettiamo anche da parte il modo immaginoso in cui,<br />

seguendo le opinioni cosmologiche e demonologiche ellenistiche,<br />

Origene, e tanti altri dopo di lui, si sono rappresentati i rapporti<br />

tra l'anima individuale e i demoni immediatamente dopo la morte,<br />

nel giudizio particolare. I telonia furono un'opinione intorno al<br />

modo di immaginare concretamente un fatto affermato nella sua<br />

sostanzialità dalla fede: il giudizio particolare; opinione che non<br />

ha nulla <strong>della</strong> tradizione dogmatica e, oggettivamente parlando, fu<br />

poi riconosciuta erronea.<br />

Secondo punto da osservare: non si tratta di accettare, senz'altro<br />

esame, la realtà di tutte le supposte visioni demoniache di cui,<br />

per esempio, si parla largamente nella letteratura monastica e<br />

agiografica antica. Poniamo: se le bestie viste da S. Antonio secondo<br />

la Vita Antonii o i piccoli « etiopi » che Macario credette di vedere<br />

per la chiesa mentre i monaci salmodiavano e tanti altri casi simili,<br />

siano state veramente apparizioni diaboliche. Dal punto di vista<br />

teorico-<strong>teologico</strong> è perfettamente possibile. Dal punto di vista storico<br />

non si vede perché, a molti di questi casi, si dovrebbe negare<br />

a priori ogni probabilità. Niente d'inaudito tutto questo nella vita<br />

dei santi, come, per esempio, del curato d'Ars. Che però tutte le<br />

storie raccontate siano autentiche, è tutt'altra questione. Bisognerebbe<br />

avere ben altre possibilità di controllo e di critica dei testi<br />

e dei fatti per arrivare a un'opinione fondata. Ma, dal punto di<br />

vista <strong>teologico</strong>, la cosa non ha importanza.<br />

Terzo punto e il più importante: anche ammessa la fondatezza<br />

delle due precedenti osservazioni, rimane ancora, nel Nuovo Testamento<br />

e nella tradizione, un immenso materiale di affermazioni<br />

demonologiche dinanzi al quale si prova l'imbarazzo di cui sopra<br />

dicevo. In che consiste questo imbarazzo? Ecco: eccettuati forse<br />

alcuni rari casi nei quali nessun cattolico si sogna di negare che<br />

si possa ben trattare di vere e proprie ossessioni o possessioni<br />

diaboliche, nell'immensa maggioranza degli altri fatti, di malanni<br />

fisici, psichici e morali a proposito dei quali il Nuovo Testamento<br />

e la tradizione posteriore parlano d'influsso demoniaco, di possessione<br />

demoniaca, di lotta demoniaca, ecc., non si tratta forse di<br />

fenomeni fisici, fisiologici, psicologici e morali semplicemente naturali?<br />

Perché dunque farci intervenire personalmente il demonio?<br />

E se tutti quei casi sono naturali, cosa rimane ancora dell'affermazione<br />

generale <strong>della</strong> Scrittura e <strong>della</strong> tradizione che tutta la vita<br />

del cristiano e <strong>della</strong> Chiesa è una continua lotta contro Satana e

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