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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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654 CAP. XXI - LITURGIA E SPIRITUALITÀ<br />

ne come per riassumere ufficialmente le preghiere private prima fatte.<br />

L'antico schema eucologico era: lettura-omelia-salmo-preghiera privata<br />

in silenzio-orazione conclusiva del preside. Si sa che, nella<br />

<strong>liturgia</strong> romana attuale, l'unico vestigio di questa prassi è il flectamus<br />

genua e il levate che quasi subito gli fa seguito il venerdì santo e<br />

nelle messe delle quattro tempora. Nella tradizione monastica, nell'ufficio<br />

corale, si aggiunse l'intercalamento di momenti più o meno<br />

lunghi di orazione-meditazione privata dopo ogni salmo o qualche<br />

gruppo di salmi, preghiera privata conchiusa con un'orazione detta<br />

ad alta voce a nome di tutti dal presidente dell'assemblea — orazione<br />

detta salmica — 31 . Se il sistema degli intercalamenti decadde assai<br />

presto lo si deve probabilmente alla sua poca praticità effettiva<br />

rispetto alle esigenze di un'azione comunitaria, ma non già al fatto<br />

che non fosse un tentativo di rispondere a un vero bisogno. Comunque,<br />

decaduto il sistema, allo stesso bisogno non può rispondere che<br />

la meditazione e la preghiera privata fuori dell'atto liturgico.<br />

La meditazione discorsiva fuori dell'azione liturgica<br />

'in clima di spiritualità liturgica<br />

Si vuol dunque dire semplicemente, per ripetere ancora una<br />

volta ciò che tante volte si è già detto, che la spiritualità liturgica non<br />

può affatto ritenere che, nella vita <strong>della</strong> tendenza alla perfezione<br />

cristiana, si possa sufficientemente adempiere alla necessità <strong>della</strong><br />

meditazione discorsiva accontentandosi di quell'esercizio meditativo<br />

discorsivo realmente implicato nella stessa azione liturgica come è<br />

attualmente strutturata, se, nello stesso tempo, non si cerca di preparare<br />

e di prolungare questo esercizio fuori dei momenti nei quali si<br />

partecipa alla <strong>liturgia</strong> 32 .<br />

Questa meditazione fuori degli stessi momenti <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong> è<br />

tanto più necessaria anche per uno che pur nella <strong>liturgia</strong> incentra<br />

tutta la sua spiritualità, quanto più vive in un ambiente o è personalmente<br />

impegnato in un lavoro meno connesso con le cose di Dio<br />

e meno abitualmente raccolto.<br />

In quanto alla forma precisa e ai metodi determinati di darsi<br />

a questa meditazione, mi pare che tutte le forme e tutti i metodi<br />

suggeriti dagli autori spirituali di provata fama possano essere<br />

buoni a seconda delle circostanze e dei bisogni personali e anche<br />

temporanei degli individui. Per chi vive una vita abitualmente raccolta,<br />

l'esercizio di meditazione discorsiva fuori <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong> può<br />

anche, se occorre e quanto occorre, prendere la forma semplice e<br />

31 Vedi CASSIANO, Inst. II 3. Vedi anche Dictionnaire de spiritualità, s. v.<br />

Contemplano», II 2 (1953) p. 1931; 1932; 1941 e L. Buou, The psalter collects, London<br />

1949; M. COUNE, Les oraisons psalmiques, in: Paroisse et liturgie 39 (1957)<br />

306-24. Vedi un tentativo di ripristinarle in clima moderno nel Salterio corale<br />

<strong>della</strong> L.D.C. Torino 1965.<br />

32 L'enciclica Mediator Dei ribadisce l'utilità e le necessità di questa meditazione:<br />

n. 32; 37; 172.

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