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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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ATTRIBUTI DI DIO 439<br />

nell'introito <strong>della</strong> messa del giovedì dopo Pasqua e sono evidentemente<br />

riferiti ai neofiti battezzati il sabato santo. In questo contesto<br />

non è difficile capire come la potenza di Dio, lodata in quei<br />

salmi secondo il <strong>senso</strong> che avevano per i contemporanei, prenda<br />

qui un significato immensamente più profondo. Infatti, quella stessa<br />

potenza di Dio che si manifestò nel liberare il suo popolo prima<br />

dagli Egiziani poi da altri suoi nemici, si manifesta in modo ancora<br />

più sorprendente nelle meraviglie del battesimo che è, in modo<br />

più sublime, per i singoli uomini e per la Chiesa, quello che fu<br />

per gli Ebrei la liberazione dall'Egitto e da altri nemici temporali.<br />

Nell'Ecclesiastico 24,5-32 si fa l'encomio <strong>della</strong> sapienza di Dio<br />

che si manifesta nella creazione, come Dio l'ha concepita e come<br />

l'ha eseguita (w. 5-12), e specialmente nella legge che Egli ha dato<br />

al popolo eletto (w. 13-32). <strong>Il</strong> passo comincia così:<br />

« Io uscii dalla bocca dell'Altissimo, primogenita avanti ad ogni creatura ».<br />

e finisce:<br />

« Chi mi ascolta non avrà ad arrossire, e quei che operano servendosi di<br />

me non peccheranno: quelli che mi mettono in luce avran la vita eterna. Tutto<br />

ciò è il libro <strong>della</strong> vita e l'alleanza dell'Altissimo, e la conoscenza <strong>della</strong> verità ».<br />

Ora, questo passo è spesso letto dalla <strong>liturgia</strong> come epistola<br />

nelle messe mariane con evidente riferimento alla Madonna. In<br />

questo contesto il <strong>senso</strong> di cui si colora l'encomio <strong>della</strong> sapienza<br />

di Dio è questo: la sapienza di Dio, che si manifestò in modo<br />

meraviglioso nella creazione del mondo e nella legge mosaica, si<br />

manifesta in modo più meraviglioso ancora nella Madonna. Ed<br />

infatti, chi pensa alle strette relazioni tra Maria e Cristo, la Sapienza<br />

di Dio concretizzata e incarnata, chi pensa alle meraviglie che<br />

Dio ha fatto in Maria, al posto che essa ha nella vita dei cristiani,<br />

non può non computare Maria tra le opere più meravigliose <strong>della</strong><br />

Sapienza divina: beata me dicent omnes generationes quia fecit<br />

in me magna qui potens est. Non è dunque arbitrario il suo inserimento<br />

nello sfondo dei passi scritturistici che lodano la sapienza<br />

di Dio manifestata nella creazione, nella provvidenza e nella Thora!<br />

Anche quei testi, così frequenti nell'Antico Testamento, ove si<br />

parla di Dio creatore, quando sono letti nella <strong>liturgia</strong>, dal contesto<br />

cristiano in cui vengono inseriti prendono una luce tutta nuova.<br />

Infatti, come già il Nuovo Testamento (vedi Col 1,15-20), la <strong>liturgia</strong><br />

legge l'opera <strong>della</strong> creazione alla luce di Cristo, dell'opera <strong>della</strong><br />

redenzione e <strong>della</strong> futura escatologia; per cui altra è la visione<br />

che di Dio creatore poteva avere il giudeo ed altra è quella che ha<br />

il cristiano. Perciò l'orazione dopo la nona profezia del sabato<br />

santo diceva : « O Dio onnipotente ed eterno, che sei mirabile<br />

nella disposizione di tutte le tue opere, comprendano i tuoi redenti<br />

che la creazione del mondo, avvenuta in principio, non fu cosa<br />

più eccellente dell'immolazione che alla fine dei secoli operò Cristo,<br />

nostra Pasqua ». E l'orazione dopo la prima profezia, nella

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