TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

488 CAP. XVI - FEDE E LITURGIA
Noto pure che gli organi autentici del magistero infallibile della
Chiesa sono: i vescovi cattolici, dispersi su tutta la terra, uniti col
Romano Pontefice, quando propongono con morale unanimità una
cosa come di fede (magistero detto ordinario e universale della
Chiesa); i concili ecumenici insieme al Romano Pontefice, che almeno
li approvi come tali; lo stesso Romano Pontefice quando parla
ex cathedra. Anche dalla fede del popolo cristiano, unito ai suoi
vescovi e al Romano Pontefice, si può conoscere cosa sia di fede
per un credente, in quanto dalla fede di tale popolo cristiano si può
conoscere cosa il magistero stesso propone come di fede.
Si osservi anche che nella liturgia, materialmente parlando, vi
sono elementi vari: testi della Scrittura; documenti emanati o approvati
come di fede dai concili ecumenici, come il credo nicenocostantinopolitano;
molti altri elementi di origine e natura diversa.
Nella liturgia il magistero direttamente implicato è il magistero ordinario.
È chiaro che questo magistero propone come di fede i passi
della Scrittura e le decisioni di fede dei concili ecumenici contenute
nella liturgia. Per questi documenti, certamente di fede, vi potrà
essere, se mai, qualche dubbio sulla loro interpretazione precisa,
ma non già che in essi, la Chiesa, anche nella liturgia, proponga qualcosa
come di fede.
Invece, la difficoltà di sapere se veramente il magistero, in un
dato elemento della liturgia, propone qualcosa come di fede o meno,
riguarda tutti gli altri elementi di natura e origine diversa. È per risolvere
questa precisa difficoltà che i teologi si sforzano di proporre
alcune regole metodologiche direttive. A me pare che, tutto sommato,
le regole principali a questo scopo si possano ridurre a
quattro.
PRIMA REGOLA. / diversi elementi della liturgia implicano quella
precisa autorità dottrinale propositiva ordinaria di cui partecipano
i singoli membri della gerarchia che li hanno emanati o approvati.
Ricordiamoci: la liturgia, essendo per natura sua atto ufficiale
della Chiesa come tale, gerarchicamente strutturata, dipende essenzialmente
dalla gerarchia autentica della Chiesa. Il magistero della
gerarchia autentica che vi è impegnato non è quello straordinario,
ma ordinario. Organi autentici del magistero ordinario sono i singoli
vescovi, nella propria diocesi, e il Romano Pontefice per tutta
la Chiesa. A un vescovo qualsiasi non unito col Romano Pontefice
non compete nessuna autorità dottrinale nella Chiesa. Un vescovo,
anche se nella sua vita abitualmente unito con il Romano Pontefice,
non è infallibile, se considerato singolarmente. Ai vescovi dispersi
per le loro diocesi e uniti col Papa compete autorità infallibile nel
proporre una dottrina nel solo caso che, assieme al Romano Pontefice,
sono tutti moralmente d'accordo nel proporre come di fede
divina e cattolica una determinata dottrina spettante alla fede o
ai costumi. Si ricordi che non basta un. accordo moralmente unanime
qualsiasi, ma è necessario che quest'accordo moralmente unanime