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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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226 CAP. VII - MOVIMENTO CRISTOLOGICO-TRINITARIO<br />

« eucaristica » non facciamo altro che fare Yana.mne.sis <strong>della</strong> sua<br />

morte e risurrezione, ripetendo quello che Egli fece all'ultima cena<br />

e secondo il suo comandamento.<br />

Lo Spirito Santo vi appare come Colui nella cui presenza e<br />

con la cui presenza si compie l'oblazione <strong>della</strong> Santa Chiesa; o almeno<br />

come Colui che i credenti ricevono nella loro partecipazione<br />

ai santi doni e con la presenza del quale possono lodare e glorificare<br />

il Padre per mezzo di Cristo. Che la menzione dello Spirito Santo<br />

nell'anafora, a parte la questione <strong>della</strong> sua concretizzazione in una<br />

epiclesi consacratoria, sia cosa antichissima, lo dimostra anche l'allusione<br />

che vi fa Giustino ".<br />

Questo schema fondamentale dell'anafora, con alcune varianti<br />

e ampliamenti più o meno considerevoli — in specie con una menzione<br />

molto più vasta dell'opera creatrice del Padre, <strong>della</strong> storia<br />

dell'Antico Testamento e l'inserzione del sanctus — costituisce l'ossatura<br />

a cui si sono attenute, salve le particolarità di ognuna, le<br />

anafore orientali sviluppatesi nella <strong>liturgia</strong>: segno inequivocabile<br />

<strong>della</strong> tradizionalità essenziale dello schema cristologico-trinitario<br />

proposto da Ippolito. Si può vedere il pieno sviluppo di questo<br />

schema in un tipo egiziano nell'anafora di Serapione (IV secolo),<br />

in un tipo siro nella <strong>liturgia</strong> delle Costituzioni Apostoliche al libro<br />

Vili (fine del IV secolo) e in un tipo bizantino nell'anafora di<br />

S. Basilio (probabilmente anch'essa <strong>della</strong> seconda metà del IV secolo)<br />

che abbiamo riprodotta in un capitolo precedente. Naturalmente,<br />

anche nella visuale cristologico-trinitaria di parecchie tra<br />

le anafore orientali la lite ariana ha lasciato le sue tracce più o<br />

meno notevoli, nel <strong>senso</strong> di una maggiore accentuazione dell'unità<br />

ed uguaglianza intratrinitaria delle persone. Notevole da questo<br />

punto di vista, per esempio, l'anafora di S. Giovanni Crisostomo.<br />

Anzi, tracce, talvolta notevoli, di speculazioni teologiche sulla Trinità,<br />

in specie intorno al Verbo, si sono infiltrate qua e là. Ma lo<br />

sfondo <strong>della</strong> visuale antica rimane prevalente.<br />

È innegabile che il canone romano nello stato attuale, venendo<br />

meno alla lineare logicità e semplicità dello schema antico delle<br />

anafore e avendo piuttosto l'apparenza di un centone di preghiere<br />

in rapporto all'azione eucaristica, ma la cui connessione, a prima<br />

vista, è difficilmente intelligibile, si presenta con netto svantaggio<br />

sulle anafore orientali in rapporto alla visuale generale cristologicotrinitaria.<br />

È il solito problema del canone romano che si riflette<br />

anche qui. Pur tuttavia, un occhio attento può arrivare a scorgere<br />

57 Apologia I 65; 67. « <strong>Il</strong> preposto dei fratelli... innalza lode e gloria al Padre<br />

dell'universo per il nome del Figlio e dello Spirito Santo »; « Per tutte le cose<br />

di cui ci nutriamo benediciamo il creatore dell'universo per mezzo del suo figlio<br />

Gesù Cristo e per mezzo dello Spirito Santo ». Ci sono, invece, seri argomenti<br />

che fanno sospettare che la menzione dello Spirito Santo nelle anafore non si<br />

sia concretizzata in una epiclesi propriamente consacratoria che assai più tardi,<br />

forse alla fine del secolo III e verso il principio del secolo IV (cfr. Dix, The<br />

Shape... p. 277 ss). Però fu sempre persuasione generale che nell'eucaristia i fedeli<br />

ricevono lo Spirito Santo (cfr. Dix, Ibid. p. 266 s).

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