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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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PROVA DELL'APOSTOLICITÀ DALLA LITURGIA 529<br />

E ancora più se, invece di pretendere di risalire fino agli apostoli, ci<br />

accontentiamo di arrivare a un'antichità più o meno remota. Ma,<br />

per dire la verità, anche così, il ricorso alla <strong>liturgia</strong>, nell'insieme<br />

dell'argomentazione teologica di tipo positivo-scolastico avrà una<br />

utilità assai modesta. Infatti, se non mi sbaglio, in tutti o quasi tutti<br />

i casi nei quali per mezzo <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong> si potrà dimostrare l'antichità<br />

di una dottrina proposta oggi dalla Chiesa, si potrà fare lo<br />

stesso e assai meglio con altri e più efficaci argomenti, come con<br />

testi dei Padri o dei concili, ecc. Per esempio, anche per la sola via<br />

storica si può dimostrare dalla sola <strong>liturgia</strong> del sacramentario leoniano<br />

la persuasione vigente nella Chiesa di Roma nel secolo V-VI<br />

del primato e dell'infallibilità <strong>della</strong> Chiesa romana; ma lo stesso<br />

potrà dimostrarsi con altrettanta, o anche con maggiore, efficacia<br />

dai testi stessi di S. Leone", dal concilio di Calcedonia, dalle affermazioni<br />

del legato Filippo nel concilio di Efeso, dai testi di Bonifacio I,<br />

di Zosimo, di Innocenzo I, ecc. Dai testi stessi delle liturgie si può<br />

certamente dimostrare, cominciando dal secolo IV-V, la fede <strong>della</strong><br />

Chiesa nella transustanziazione e nella presenza reale; ma altrettanto<br />

si può fare ricorrendo ai testi dei Padri <strong>della</strong> stessa epoca o<br />

anche anteriori. E così di seguito. Così, l'argomento liturgico non<br />

oltrepasserà il valore di una conferma.<br />

E in genere si può dire che tutte le tesi <strong>della</strong> positivo-scolastica<br />

potrebbero facilmente ornarsi, e come fiorirsi, di citazioni di testi<br />

e consuetudini liturgiche. Ma l'utilità di tale procedimento sarebbe<br />

quasi nulla. Sono queste, a mio parere, le ragioni che spiegano perché,<br />

nonostante lo sforzo dei liturgisti, come Zaccaria e altri, di<br />

preparare materiale liturgico di valore <strong>teologico</strong> a disposizione dei<br />

teologi dogmatici, la <strong>liturgia</strong>, in realtà, non è mai seriamente penetrata<br />

nella dogmatica. I manualisti positivo-scolastici odierni hanno<br />

seguito la logica intrinseca delle cose quando hanno in buona parte<br />

praticamente espulso dalla loro teologia quel poco di <strong>liturgia</strong> che<br />

Perrone, per esempio, cercava ancora di conservare.<br />

Con tutto questo diremo forse che la teoria <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong> locus<br />

theologicus praestans è una favola? Si scusi la mia ingenuità, ma<br />

non posso proprio trattenermi dal porre la questione: come si può<br />

dubitare, anche dopo la sola lettura di questi modesti saggi sul<br />

<strong>senso</strong> <strong>teologico</strong> <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong>, che essa sia veramente carica e sovraccarica<br />

di materiale <strong>teologico</strong> di primissimo valore? E materiale<br />

<strong>teologico</strong>, si noti bene, dal quale, intorno al <strong>senso</strong> e alla forza <strong>della</strong><br />

rivelazione si viene a percepire qualcosa che non è dato dalle altre<br />

vie di conoscenza teologica. La conoscenza e l'approfondimento che<br />

delle verità rivelate di cui ho trattato, per esempio, nelle tre prime<br />

parti di questi saggi, si può ricavare dalla <strong>liturgia</strong>, non è una semplice<br />

ripetizione o solo conferma di quello che intorno ad esse si<br />

può ricavare dalla sola bibbia, o dai Padri o dai soli documenti del<br />

magistero direttamente didattico; tanto meno dalle speculazioni<br />

teologiche. La <strong>liturgia</strong> contribuisce con un quid proprium alla migliore<br />

conoscenza <strong>della</strong> stessa rivelazione che noi conosciamo per

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