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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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MEDITAZIONE NELLA LITURGIA 649<br />

In ogni esercizio di attività meditativa si deve provvedere a un<br />

certo raccoglimento dei sensi esterni. Anche l'azione liturgica lo fa<br />

a suo modo. Normalmente, l'ambiente stesso di luogo sacro, di comunità<br />

sacra e di separazione anche fisica dal profano tende già a<br />

questo raccoglimento. Però nell'ambito stesso dell'azione liturgica<br />

un ulteriore raccoglimento dei sensi esterni non avviene, per lo più,<br />

per via di soppressione più completa possibile dei loro atti, come<br />

quando si bada a non guardare e a non ascoltare quello che avviene<br />

intorno a noi. Anzi l'azione liturgica invita a vedere, ad ascoltare<br />

tutto quello che in essa si esprime e si verifica; invita a recitare, a<br />

cantare, a seguire i movimenti di tutta la comunità. Bisogna dunque<br />

dire che, nell'azione liturgica, quel raccoglimento dei sensi esterni,<br />

necessario in ogni azione che abbia valore meditativo, per condurre<br />

l'uomo intero alla sintonia totale con il divino, avviene piuttosto<br />

per loro connaturale convogliamento verso gli oggetti sacri che per loro<br />

soppressione.<br />

Tuttavia, a chi si trova attualmente o abitualmente in stato di<br />

profondo raccoglimento interiore — ciò che comincia a verificarsi<br />

nella preghiera di semplice sguardo — è connaturale e niente affatto<br />

impossibile, pur partecipando normalmente ai movimenti, alla recitazione,<br />

ai canti comuni, chiudere più o meno ininterrottamente gli<br />

occhi, oppure, tenendoli aperti, non fissarli sopra oggetti precisi di<br />

attenzione e seguire così più facilmente il ritmo del raccoglimento<br />

interno. È per questo che presso gli antichi monaci era norma che<br />

ognuno, quanto prima, conoscesse il salterio a memoria, di modo<br />

che, mentre la lettura materiale occupava il meno possibile gli occhi,<br />

il monaco, dal suo raccoglimento interno, potesse recitare o cantare<br />

i salmi come se li componesse.<br />

Comunque, si vede di qui l'importanza che nell'azione liturgica<br />

tutto sia fatto con semplice calma e raccoglimento e che sia da tutti<br />

accuratamente evitato ciò che, in qualche modo, può rompere questo<br />

clima sacro <strong>della</strong> presenza di Dio e distogliere i sensi e l'attenzione.<br />

Di qui pure^i capisce l'importanza che le rubriche, le cerimonie,<br />

i movimenti del coro e del popolo, ed anzitutto la recitazione comune<br />

e il canto, siano così ben conosciuti e così connaturalmente eseguiti<br />

da tutti, che la loro esecuzione non costituisca per i celebranti un'assillante<br />

preoccupazione e una causa di continua tensione psicologica,<br />

e per i fedeli un'occasione di continue distrazioni.<br />

I temi che l'azione liturgica propone abitualmente all'intelligenza<br />

discorsiva e il suo modo proprio di presentarli in una sintesi totale,<br />

già li conosciamo dalla seconda e terza parte di quest'opera e dalla<br />

seconda parte di questo capitolo : si va dal segno sensibile ed efficace<br />

e dalla realtà comunitaria, al movimento cristologico-trinitario, a<br />

Cristo unico liturgo nostro capo e mediatore, ecc. Non si dimentichino<br />

i grandi temi più direttamente morali e antropologici, abbondantemente<br />

inclusi in quel panorama: creazione, novissimi, fine <strong>della</strong><br />

vita, elevazione, caduta, corruzione <strong>della</strong> natura per il peccato ori-

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