TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

786 CAP. XXIII - LITURGIA E PASTORALE. I PRINCÌPI
Alla stessa conclusione conduce la considerazione della liturgia
sotto l'aspetto della sua efficacia psicologica. Infatti, questa consiste,
in gran parte, nel fatto che nella liturgia l'atteggiamento vitale religioso
viene trasmesso al fedele non soltanto in quanto egli vive
attivamente e con tutta la sua persona l'azione sacra, ma anche e
massimamente perché la vive attivamente nella comunità di cui fa
parte. Qui entra in gioco la forza psicologica d'influsso dell'ambiente
di comunità e di massa nella creazione e nel rafforzamento di atteggiamenti
di ordine vitale nell'uomo. Influsso che, la psicologia sociale
e delle masse ha dimostrato enorme 49 e l'analisi psicologico-fenomenologica
del culto nel suo aspetto sociale e comunitario ha particolarmente
illuminato nel caso della stessa liturgia 50 .
Naturalmente, il carattere sociale e comunitario della liturgia, in
quanto all'essenza teologica della cosa, è salvo in ogni azione liturgica
dal momento che questa è posta con tutte le condizioni requisite
alla ' validità, anche se è compiuta da un solo sacerdote in modo
solitario, senza che vi assista nessun fedele.
Così la messa detta in queste condizioni è sempre per la sua
natura teologica un'azione di valore sociale e comunitario; così anche
la recita solitaria del breviario compiuta da uno che ne ha l'obbligo
canonico. Nello stesso modo, un fedele, o parecchi fedeli, che assistono
alla messa in modo puramente passivo od occupati in devozioni
private che hanno solo un nesso generale con la messa che ascoltano,
compiono un atto che, per sua essenziale natura teologica, è un
atto sociale e comunitario. In questo senso ogni atto liturgico validamente
posto e ogni assistenza valida a un'azione liturgica ha
valore sociale e non è priva dei suoi frutti sociali ".
Dal che si deduce che gli ulteriori caratteri sociali e comunitari,
di natura interna ed anche esterna, che vengono ad aggiungersi alle
condizioni strettamente requisite per la validità dell'atto liturgico,
danno a quest'atto solo una maggiore pienezza di socialità e comunitarietà
rispetto a quella socialità e comunitarietà di sostanza
teologica contenuta già nell'atto semplicemente valido. Maggiore
pienezza che significa anzitutto una maggiore sintonia soggettiva
interna ed esterna del fedele al carattere oggettivamente sociale
e comunitario di ogni valida azione liturgica.
Quando dunque si dice che la pastorale liturgica si preoccupa
essenzialmente di dare alla celebrazione liturgica una espressione
sociale e comunitaria, si vuol dire semplicemente che essa si preoccupa
di indurre i fedeli a rispondere in modo più perfetto possibile
anche nella loro soggettività interna ed esterna al carattere necessariamente
sociale e comunitario di ogni azione liturgica. E si vuol
dire inoltre che questa risposta, più sociale e comunitaria possibile,
19
Vedi, per es., J. FROEBES, Lehrbuch der experimentellen Psychologie, II,
Freiburg i.B. 1929, p. 508 ss.
r,
o Vedi, per es., R. WILL, Le culle, tomo secondo, Les fortnes du eulte, Paris
1929.
51
Vedi CÌ. art. 27 e MD n. 95; 96; 106.