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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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CRITICA DELLA P0S1TIV0-SC0LASTICA 533<br />

stanti, i cattolici devono ricorrere ad altre vie: anzitutto alla questione<br />

fondamentale del criterio prossimo <strong>della</strong> fede, secondo la<br />

stessa Scrittura e tutta la tradizione esaminate anche solo storicamente:<br />

che, cioè, questo criterio prossimo non è la ragione individuale,<br />

né filosofica, né storica, ma il magistero infallibile <strong>della</strong> Chiesa<br />

gerarchica. È certo che più d'una volta l'esagerata ansiosità <strong>della</strong> prova<br />

storica diretta contro i protestanti, ecc. ha portato i positivo-scolastici<br />

a non riconoscere di buon animo questi casi, come se allora<br />

non esistesse altra via per difendere la Chiesa, e a diminuirne indebitamente<br />

il numero. Ciò comportò il pericolo non immaginario di<br />

esigere in quei casi dalla storia più di quello che essa può dare e di<br />

ammannire prove storicamente e criticamente insufficienti. Si cadeva<br />

così nello stesso pericolo in cui, non di rado, cadevano gli stessi<br />

avversari: si chiedeva troppo alla sola storia; si correva il rischio di<br />

suscitare dubbi negli stessi fedeli, i quali vedono che la prova è insufficiente,<br />

e di esporre la nostra fede al ridicolo presso i non credenti,<br />

i quali, come dice S. Tommaso, a proposito di prove insufficienti<br />

d'ordine filosofico, s'immaginano che noi crediamo per simili<br />

ragioni.<br />

Ma consideriamo piuttosto i casi nei quali effettivamente si può<br />

fare la prova apodittica dell'apostolicità per sola via storica. Anche<br />

in questi casi, l'angolo di visuale alquanto ristretto sotto il quale<br />

l'ideale positivo-scolastico porta a ricorrere alla Scrittura e alla<br />

tradizione in vista di fornire la predetta prova, fa sì che il teologo<br />

che lo segue, troppo spesso non dia debita attenzione all'aspetto<br />

dell'evoluzione dei dogmi e delle dottrine: evoluzione sia oggettiva<br />

nell'ambito stesso <strong>della</strong> Scrittura prima <strong>della</strong> morte dell'ultimo<br />

degli Apostoli, sia soggettiva o esplicitativa dopo la morte degli<br />

Apostoli. Questa evoluzione è reale e spetta al teologo di farcela<br />

conoscere e di spiegarcela nei singoli casi. <strong>Il</strong> positivo-scolastico<br />

invece mette facilmente tutti i testi <strong>della</strong> Scrittura dell'Antico<br />

Testamento o del- Nuovo che si riferiscono a una questione, sullo<br />

stesso piano e li usa frammischiandoli, badando poco o niente alla<br />

loro rispettiva epoca, ai loro diversi autori, alle differenti tendenze<br />

che manifestano, ecc.<br />

Per la tradizione poi, la preoccupazione <strong>della</strong> catena dei testimoni<br />

rischia facilmente di far sparire la prospettiva dell'evoluzione<br />

esplicitativa; di non spiegare perché in alcuni casi si ricorre<br />

alla testimonianza di uno scrittore: per esempio Tertulliano o Origene,<br />

mentre in altri si dichiara che non può essere ammesso come<br />

teste <strong>della</strong> fede <strong>della</strong> Chiesa; di portare testi avulsi dal loro contesto<br />

e quindi non convincenti.<br />

Ma l'inconveniente dell'esagerata prevalenza <strong>della</strong> visuale apologetica<br />

nella positivo-scolastica che maggiormente c'interessa anche<br />

dal punto di vista <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong>, è il seguente. Anche nei casi che<br />

per sola via storica si può fare la prova apodittica dell'apostolicità<br />

di una dottrina, se si ricorre alla Scrittura, alla tradizione, al magistero<br />

troppo presi dalla predetta mentalità, il contatto con le fonti

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