TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

LITURGIA E SANTI
Tuttavia è innegabile che la nostra liturgia è l'inizio, l'eco
e l'ombra non solo della liturgia angelica, ma anche di quella dei
beati e che anche ad essi va estesa la nostra domanda: cum quibus
et nostras voces ut admitti iubeas deprecamur. Liturgia angelica
e liturgia dei beati nella Gerusalemme celeste è un'unica liturgia
di un'unica ekklesia, in un'unica panegyris. Perciò concepire
la nostra liturgia come un inizio, un'eco e un'ombra della liturgia
degli angeli è necessariamente concepirla come un inizio, un'eco
e un'ombra della liturgia celeste dei beati. « Vidi una grande moltitudine,
che nessuno poteva contare, di tutte le genti e tribù e
popoli e lingue, che stavano davanti al trono e al cospetto dell'Agnello,
vestiti di abiti bianchi con palme nelle loro mani: e
gridavano a grande voce dicendo: Salvezza al nostro Dio che siede
sul trono e all'Agnello. E tutti gli angeli stavano intorno al trono
e ai seniori e ai quattro animali e si prostrarono bocconi dinanzi
al trono ed adorarono Dio dicendo: Amen. Benedizione e gloria
e sapienza e rendimento di grazie, e onore e potenza e fortezza
al nostro Dio per tutti i secoli. Amen » (Ap 7,9-12). « Ci hai redenti,
o Signore Dio, nel tuo sangue, da ogni tribù e lingua e popolo e
nazione e ci hai fatti un regno al nostro Dio » dice ancora la liturgia
(cfr. Ap 5,10). E la stessa (cfr. Sai 148,14; 149,9) in un'altra
antifona aggiunge : « Quest'inno si addice a tutti i suoi santi; ai
figli d'Israele, il popolo che si avvicina a Lui; è questa la gloria
di tutti i suoi Santi ».
Questi figli d'Israele, il popolo che ha il privilegio di avvicinarsi
a Dio, quel regno di redenti dall'Agnello da ogni tribù e
lingua e popolo e nazione siamo anche noi assieme ai beati del
cielo. Quell'inno che si addice ai redenti è, per i beati, il grande
clamore di benedizione, di gloria e di rendimento di grazie che,
ininterrottamente mandano a Dio che siede sul trono e all'Agnello.
Per noi è anzitutto il grande clamore di benedizione, di gloria e
di rendimento di grazie che la Chiesa pellegrina manda, per dirla
con S. Giustino 22 , al Padre dell'universo nel nome del Figlio e
dello Spirito Santo, facendo a Lui eucaristia, quanto è in suo
potere, in anamnesi dell'ultima cena, della passione, morte, risurrezione
di Cristo, della sua gloriosa ascensione e della sua futura
e tremenda venuta, in ringraziamento a Dio per l'opera della creazione
e della redenzione e perché ci ha fatti degni di stare dinanzi
a Lui come ministri dell'altare. A questa somma eucaristia della
Chiesa della terra che è la messa, si aggiunge poi l'eucaristia di
tutto il resto della liturgia nei sacramenti, nei sacramentali e
nella lode dell'ufficio divino. E in tutto questo la Chiesa pellegrina
non fa altro che associare il suo inno all'inno dei beati nel cielo.
anche dei santi accanto agli angeli. Vedi : Missale gallicanum vetus, ed. Mohlberg,
Roma 1958 p. 78 n. 283,33 ss
22 Vedi Apologia I 65; 67.
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