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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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DALL'UNITÀ ALLA TRINITÀ 197<br />

chiaro. Tanto più che oggi tanti cristiani, anche sinceri e fervorosi,<br />

sono abituati a considerare la Trinità non solo come il mistero più<br />

augusto ed impenetrabile <strong>della</strong> nostra fede, ma anche come la<br />

realtà più metafisicamente astratta di tutte le nostre credenze e<br />

quindi come la più lontana dalla concretezza <strong>della</strong> nostra vita vissuta<br />

e una di quelle che, effettivamente, incidono meno profondamente<br />

nella nostra psicologia religiosa di ogni giorno. Non si può<br />

negarlo: oggi il <strong>senso</strong> trinitario è molto debole. Dio, per molti, è<br />

il Dio dei filosofi o, se mai, dei giudei più che il Dio cristiano:<br />

Padre, Figliuolo e Spirito Santo.<br />

Dall'unità <strong>della</strong> natura alla trinità delle Persone<br />

e dalla trinità delle Persone all'unità <strong>della</strong> natura<br />

Questo stato di cose mi pare provenire principalmente da due<br />

abitudini mentali: anzitutto dall'abitudine di considerare il mistero<br />

dell'unità <strong>della</strong> natura divina e <strong>della</strong> trinità delle persone partendo<br />

dall'unità divina per aggiungere poi mentalmente, in un secondo<br />

istante psicologico, la trinità delle persone; poi dall'abitudine mentale<br />

di considerare questo stesso mistero <strong>della</strong> Trinità anzitutto<br />

dal punto di vista ontologico e metafisico intratrinitario. Per spiegare<br />

questi due fatti e le loro conseguenze si ponga mente a quanto<br />

segue.<br />

<strong>Il</strong> dogma <strong>della</strong> Trinità ha due termini: unità numerica di natura,<br />

trinità delle persone realmente distinte; il mistero sta propriamente<br />

nel come conciliare questi due termini. Ma, appunto<br />

perché comprende due termini antitetici: unità di natura e trinità<br />

delle persone realmente distinte, questo dogma può correttamente<br />

formularsi in due modi perfettamente ortodossi tanto l'uno che<br />

l'altro, ma tra i quali vi è una diversità di sfumature psicologicamente<br />

importante per la maniera diversa in cui si avvicinerà e si<br />

vivrà questo mistero. <strong>Il</strong> P. de Régnon, sin dal 1892, ha attirato fortemente<br />

l'attenzione dei teologi su questo punto tanto importante<br />

anche per la <strong>liturgia</strong> 1 .<br />

Infatti, nel formulare questo mistero, posso partire psicologicamente<br />

dall'unità <strong>della</strong> natura ed aggiungere poi mentalmente<br />

in un secondo tempo, quasi come correttivo alla prima affermazione,<br />

la trinità delle persone realmente distinte. Così dirò: in Dio<br />

la natura è numericamente una, però la fede mi dice che in tale<br />

unità di natura sussistono tre persone realmente distinte. Nell'attenzione<br />

psicologica di colui che così considera e formula il mistero<br />

<strong>della</strong> Trinità, l'unità <strong>della</strong> natura in Dio è al primo piano. Essa<br />

costituisce la base da cui si parte e di cui non si discute; base che<br />

appare chiara e certa anche perché è alla portata del solo ragio-<br />

1 TH. DE RÉGVON, Études de théologie positive sur la Sainte Triniti, 4 volumi,<br />

Paris 1892-98.

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