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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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NATURA FILOSOFICA E STORICA 375<br />

Vista così, una cosa è naturale secondo che appartiene a questa<br />

« natura », sia perché la costituisce (come il corpo e l'anima sono<br />

naturali all'uomo); sia perché necessariamente ne deriva (come all'uomo<br />

essere corruttibile, poter avere dolori, malattie, essere mortale,<br />

avere passioni, poter usar male <strong>della</strong> libertà e cose simili);<br />

sia perché è esigito dalla natura come mezzo necessario per poter<br />

attingere uri fine necessario (come per l'uomo essere sostenuto da<br />

Dio in ogni sua; azione, senza di che non potrebbe agire affatto).<br />

La visuale filosofica del concetto di natura non s'interessa allo<br />

stato storico, concreto, di fatto, delle cose, ma alla loro struttura<br />

metafisica. Se una cosa è nell'uomo e nel mondo secondo la linea<br />

<strong>della</strong> sua struttura metafisica, nei sensi predetti, il filosofo, nel considerarla,<br />

non si preoccupa di sapere se però, storicamente parlando,<br />

tale cosa effettivamente si manifestava o meno o anche doveva<br />

manifestarsi nello stato storico primitivo dell'uomo e del mondo;<br />

per lui sarà semplicemente « naturale ». Così : che di fatto l'uomo<br />

sottostia alla corruzione, riceva effetti nocivi dagli elementi naturali,<br />

abbia dolori, malattie, muoia, abbia passioni, usi talvolta male <strong>della</strong><br />

sua libertà, per il filosofo alla luce <strong>della</strong> sola prospettiva filosofica,<br />

devono essere dette e sono tutte cose semplicemente « naturali »,<br />

e ciò checché ne sia dello stato primitivo storico dell'Umanità. Per<br />

spiegare tutto questo, per chi si attiene alla visuale semplicemente<br />

filosofica, non è necessario ricorrere a processi ed agenti fuori <strong>della</strong><br />

cerchia <strong>della</strong> « natura » dell'uomo stesso.<br />

Queste osservazioni sono, a mio parere, la chiave per risolvere<br />

la questione che c'interessa. Se vogliamo capire la mentalità <strong>della</strong><br />

Scrittura e <strong>della</strong> tradizione antica — e quindi <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong> — nel<br />

concepire la redenzione e tutta la vita del cristiano e <strong>della</strong> Chiesa<br />

come lotta personale e concreta contro Satana, dobbiamo cercare<br />

di capire come la Scrittura concepisca il potere reale e personale<br />

di Satana dopo il peccato. Ma per capire questo stesso potere non<br />

dobbiamo partire dalla considerazione puramente filosofica e astratta<br />

<strong>della</strong> natura dell'uomo e del mondo, ma dalla considerazione<br />

del loro stato concreto storico e di fatto prima del peccato nel paradiso<br />

terrestre.<br />

Ora, concretamente e storicamente parlando, il male morale e<br />

fisico si è abbattuto sull'uomo, non già per semplice effetto <strong>della</strong><br />

volontà dell'uomo, ma per effetto <strong>della</strong> volontà dell'uomo dietro<br />

l'istigazione e l'influsso di Satana e come manifestazione <strong>della</strong> lotta<br />

non solo tra il bene e il male, ma tra Dio e Satana, tra il regno di<br />

Dio e il regno di Satana. Lo stato di spogliazione dei beni <strong>della</strong> grazia<br />

e dei doni preternaturali, in cui l'uomo è caduto per influsso di Satana,<br />

è uno stato di vero peccato, di avversione a Dio e di schiavitù<br />

sotto Satana. Ogni conseguenza del peccato originale alla quale tuttora<br />

noi sottostiamo, è sempre esercizio del potere di Satana sopra<br />

il mondo e sopra di noi: non solo peccati personali, ma anche tentazioni<br />

di ogni sorta, persecuzioni, tribolazioni, influssi nocivi degli<br />

elementi infraumani, infortuni, malattie di ogni genere, morte. Nel-

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