TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

238 CAP. VII - MOVIMENTO CRISTOLOGICO-TRINITARIO
tornare ed è a Lui che dobbiamo soddisfare per la penitenza, il
digiuno, le orazioni, le opere buone e le elemosine.
Cristo, il Figlio, appare solo al secondo piano, specialmente nelle
epistole e nei vangeli delle Messe, anzitutto come il maestro che,
con la dottrina e l'esempio, c'insegna i precetti di vita morale,
della penitenza, della preghiera e delle buone opere.
Con la seconda parte del ciclo, dalla domenica della passione
all'Ascensione, la prospettiva muta. Passa al primo piano la realizzazione
della redenzione portataci da Cristo anzitutto nei suoi
mysteria paschalìa: passione, morte, risurrezione e ascensione. Si
propongono in primo luogo: la prefigurazione della passione in
Geremia; gli eventi storici della passione, morte, risurrezione e
ascensione di Cristo, il Redentore; l'applicazione attuale del frutto
della redenzione ai fedeli, perché in questo periodo i catecumeni
sono iniziati alla vita cristiana, i penitenti sono riconciliati, gli altri
fedeli sono perfezionati.
Ora, in tutto questo è Cristo, il Figlio incarnato, nostro Redentore
e capo nella sua passione e nella sua gloria, che è al primo
piano dell'attenzione della liturgia. Ma il Padre vi è dappertutto
presente, come Colui da cui ha origine, in ultima analisi, questa
storia sacra di Cristo paziente e glorificato, storia che Egli ha così
voluta e che dirige infallibilmente al fine della sua gloria. Egli ha
prestabilito l'ora di Gesù; il sacrificio di Gesù è un sacrifìcio che
Egli fa di se stesso al Padre per soddisfare per noi e riconciliarci
con Lui; è il Padre che ha consegnato il proprio Figlio Gesù alla
passione per la traboccante carità con cui ci ha amati. È Lui ancora
che lo aiuta in questa passione: infatti in questo periodo tutta
la liturgia è piena delle preghiere che Gesù indirizza al Padre.
E il Padre che lo risuscita; e, nelle messe della settimana di Pasqua,
è sempre Lui che appare come l'inizio e il fine di tutto il mistero
pasquale della rigenerazione degli uomini a nuova vita mediante il
battesimo. Nel periodo dell'Ascensione è ancora il Padre che appare
il fine del tutto: perché è il Padre che nell'ascensione glorifica in
modo definitivo il Figlio e lo fa sedere alla sua destra nella gloria,
mentre Cristo, lassù, non fa altro che interpellare per noi presso il
Padre; Lo prega di mandarci lo Spirito e prepara per noi un posto
vicino a Lui.
Nell'ultima fase del ciclo, dall'Ascensione alla Pentecoste, è
finalmente lo Spirito che balza al primo piano dell'attenzione. Qui
si svolge liturgicamente il concetto come tutta l'opera della realizzazione
della redenzione di Cristo nei singoli uomini, dal momento
che Cristo è salito alla destra del Padre nella gloria, si faccia in
Spirita, con la presenza e l'opera dello Spirito che anima la Chiesa
e vivifica i suoi mezzi di santificazione, di dottrina e di governo.
Cristo, in questo periodo, appare anzitutto come Colui che ci ha
meritato lo Spirito e ci vivifica dandoci lo Spirito. Il Padre è colui
che, all'intercessione di Cristo, ci manda lo Spirito e a cui lo Spirito
ha per missione di condurci.
Non è il caso di entrare nei particolari per illustrare liturgica-