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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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ESERCIZIO DELLE VIRTÙ TEOLOGALI 657<br />

virtù teologali e morali. Come avviene questo nella spiritualità liturgica,<br />

sia nella stessa azione liturgica sia fuori di essa? Per chiarire<br />

questa questione dobbiamo prendere lo spunto semplicemente dalla<br />

nozione <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong>, spiegata nella prima parte, come complesso<br />

dei segni sensibili ed efficaci <strong>della</strong> santificazione e del culto <strong>della</strong><br />

Chiesa. Sotto il doppio aspetto di santificazione che Dio fa <strong>della</strong><br />

Chiesa e di culto che la Chiesa rende a Dio, la <strong>liturgia</strong> è sì intimamente<br />

connessa con l'esercizio operoso delle virtù teologali e morali<br />

che la spiritualità che si incentra in essa e da essa prende il suo colore<br />

proprio, è, necessariamente, una spiritualità dove l'esercizio operoso<br />

di queste virtù occupa un posto eminente.<br />

La prima cosa da osservare in proposito è che l'azione liturgica<br />

stessa, in quanto santificazione che Dio fa <strong>della</strong> Chiesa, è il luogo<br />

privilegiato dove l'uomo, nei sacramenti, ottiene da Dio la grazia<br />

santificante ex opere operato e, nei riti d'istituzione eccfesiastica, la<br />

grazia attuale ex opere operantis Ecclesice. Ora, grazia santificante e<br />

attuale costituiscono l'essere e il dinamismo divino indispensabili all'uomo<br />

per avere e mettere comunque in opera qualsiasi virtù teologale<br />

o morale. È evidente così che la spiritualità incentrata nella<br />

<strong>liturgia</strong>, per il fatto stesso che si preoccupa con somma cura di attingere<br />

più continuamente, costantemente e immediatamente possibile<br />

alle massime e più efficaci sorgenti <strong>della</strong> grazia, ha pure somma e<br />

costante cura di fondare saldamente, non solo in realtà ma anche<br />

nella coscienza del fedele, la pratica delle virtù e dello sforzo morale<br />

verso la perfezione, sulla indispensabile e primaria base dell'apporto<br />

di Dio compenetrante completamente anche le nostre azioni libere<br />

e meritorie.<br />

L'azione liturgica e l'esercizio <strong>della</strong> fede, <strong>della</strong> speranza e <strong>della</strong><br />

carità nel quadro <strong>della</strong> virtù di religione. — Che poi in questa spiritualità<br />

vi sia abbondante esercizio operoso delle virtù teologali e<br />

morali, lo si può vedere considerando in primo luogo la stessa azione<br />

liturgica in quanto culto. Si può dire brevemente: nell'azione liturgica<br />

in quanto culto vi è eminente e continuo esercizio attuale <strong>della</strong><br />

fede, <strong>della</strong> speranza e <strong>della</strong> carità anzitutto rispetto al suo oggetto<br />

primario che è Dio. Questo avviene nel quadro dell'esercizio attuale<br />

<strong>della</strong> virtù di religione, compenetrata di sentimenti di umiltà, riverenza,<br />

sottomissione, compunzione, sfocianti a loro volta nel sentimento<br />

di adorazione con preghiera di lode, di domanda, di ringraziamento.<br />

Inoltre, nella stessa azione liturgica in quanto culto, vi è<br />

continua considerazione, esortazione, promessa e preghiera a Dio<br />

intorno all'esercizio extraliturgico di tutte le altre virtù, in specie:<br />

delle opere di carità di ogni genere verso il prossimo e delle altre<br />

virtù morali.<br />

La chiave per intendere questo asserto è semplicemente quanto<br />

abbiamo detto nel capitolo IV intorno alla singolare natura <strong>della</strong><br />

virtù di religione — la cui massima attuazione avviene appunto nell'azione<br />

liturgica come culto — e ai suoi rapporti con le virtù<br />

teologali e morali. Ricordiamoci i tre punti fondamentali sui quali

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