TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

ANGELI NELLA SCRITTURA 333
riali, come stelle, venti, piogge; nella determinazione delle diverse
classi degli angeli; nello sviluppo del ricorso alla loro intercessione
e del loro culto in generale.
Il Nuovo Testamento riguardo al concetto dell'unità tra il
mondo angelico e quello umano continua semplicemente la tradizione
dell'Antico. Però, la cosa vi prende un colore speciale a causa
della grande nuova rivelazione di Cristo, Figlio di Dio incarnato.
In Cristo e per Cristo, Dio in persona è sceso sulla terra, e, instaurando
Egli stesso il suo regno, la Chiesa, ristabilisce così, anzitutto
nel proprio Figlio, in modo più meraviglioso e in grado immensamente
più alto e più spirituale, la primitiva unità del cosmo intero,
rotta dal peccato originale. San Paolo esprime direttamente questo
concetto sintetico in Col 1,15-20.
I punti dottrinali che, nel Nuovo Testamento, sembrano di maggiore
importanza dal punto di vista che qui ci preoccupa, pare
possano ridursi a due capi principali. Anzitutto il concetto che gli
angeli essendo, per eccellenza, la corte di Dio e i suoi ministri,
sono presenti, pur al secondo piano della visuale, lungo tutta la
vita di Cristo e la sua opera: annunciazione della nascita di Giovanni
Battista e annunciazione a Maria; ammonizioni a Giuseppe;
natività di Cristo, nella quale gli angeli che cantano il Gloria in
excelsis esprimono esplicitamente il concetto dell'unità del cosmo
ristabilita, poiché d'ora innanzi gli uomini sono nuovamente oggetto
del beneplacito divino (eudokia; bona voluntas), cosa di cui gli angeli
stessi immensamente si rallegrano e lodano Dio (Le 2,10-12) perché,
si suppone, ne sono essi stessi immensamente interessati; fuga e
ritorno dall'Egitto; inizio del ministero pubblico di Gesù (Me 1,13;
Mt 4,11); poi nella passione (Le 22,32; Mt 26,53); nella risurrezione;
nell'ascensione; nella parusia futura (Mt 16,27 e parali.; 13,39;
Gv 1,51):
II secondo capo di dottrina è che gli angeli hanno interesse e
prendono parte attiva alla vita della Chiesa e dei fedeli, perché
si considerano interessati in tutto quello che riguarda la vita divina
negli uomini. Vi è un angelo del Signore, speciale protettore della
Chiesa, nuovo Israele, come lo era stato del vecchio Israele (per
es., Mt 1,24; 2,13-19; 28,2; At 5,19; 12,7 ss). Vi sono angeli che
hanno speciale cura dei bambini (Mt 18,10). Gli angeli si rallegrano
della conversione dei peccatori (Le 15,7). Gli angeli negli Atti
appaiono protettori e ammonitori degli Apostoli, in specie in vista
del ministero apostolico stesso (At 12,15; 8,26; 10,7.22; 1 Cor 4,9).
Lo stesso concetto della profonda unità tra il mondo umano e il
mondo angelico è messo in opera in tutta l'Apocalisse. È noto il
disegno generale dell'ultimo libro della Scrittura: i giusti di quaggiù
e la Gerusalemme celeste sono un'unica città e un unico regno,
il cui capo è Dio e l'Agnello. Ma quest'unica città è in due distinte
fasi di sviluppo che tendono a unificarsi in una realtà unica. C'è
la fase del cielo, dove sono, assieme a Dio e all'Agnello, gli angeli
fedeli e gli uomini giusti arrivati al termine nella pace e nella gloria.