TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

520 CAP. XVII - POSITIVO-SCOLASTICA E LITURGIA
zlone, o all'uso ecclesiastico dell'invocazione e venerazione dei
santi o della venerazione delle reliquie e delle immagini — si avrà
un'idea del posto quantitativo che occupa la liturgia in queste sintesi
teologiche generali. Il quale posto può sembrare notevole in
paragone ai nostri odierni manuali, ma considerato in sé è evidentemente
poca cosa.
Se poi si considera la questione essenziale dell'aspetto formale
e come dell'angolo visuale preciso sotto il quale questi autori
considerano la liturgia per quel tanto che l'ammettono nelle loro
sintesi, è facile vedere che predomina immensamente il punto di
vista direttamente polemico contro i protestanti. Quasi tutte le
questioni liturgiche o in connessione con la liturgia di cui si
occupa questa teologia sono considerate anzitutto e quasi unicamente
nella preoccupazione di respingere le asserzioni protestanti
in queste materie. I punti di vista possibili che non entrano in
discussione con i protestanti non sono considerati. In questa polemica
contro i protestanti poi l'ideale cui si tende, oltre ad alcune
considerazioni d'ordine teorico, è anzitutto: mostrare l'antichità,
anzi l'apostolicità, del punto attaccato.
Si sarebbe potuto credere che nei teologi sintetici che scrissero
dopo lo Zaccaria, la situazione sarebbe notevolmente cambiata
a favore della liturgia. In realtà questo non avvenne, eccettuato
il fatto che alcuni teologi — non tutti — nel trattato De locis
theologicis fecero menzione anche della liturgia nel senso dello
Zaccaria. Ma la menzione che la liturgia era riuscita così a conquistarsi
nel trattato generale di metodologia teorica non migliorò
gran che, in pratica, la sua situazione nel resto della teologia, nemmeno
presso gli stessi teologi che l'avevano accolta in quel trattato
introduttorio.
Tipico, da questo punto di vista, il caso di Perrone. Le Praelectiones
theologicae di questo autore (prima ed. in 9 volumi, 1835-
42) hanno per noi particolare importanza: anzitutto perché nel
modo di concepire il lavoro teologico e nell'informazione, derivano
immediatamente dai corsi positivo-scolastici del secolo XVIII che
compendiano e riducono al tipo manuale sempre più vicino a quello
odierno; poi perché le Praelectiones di Perrone sono, a loro
volta, la fonte e il modello da cui derivano la stragrande maggioranza
dei nostri odierni manuali, i- quali, aggiornandone più o
meno l'erudizione storica — e, dopo Leone XIII, anche la parte
data a S. Tommaso — ne seguono essenzialmente lo schema ideale
nel trattare le questioni teologiche, compendiando il tutto in pochi
volumi di mole scolastica; finalmente perché le Praelectiones ebbero
un'enorme diffusione 22 .
Qual è dunque la situazione della liturgia nei trattati di Perrone?
Nel trattato De locis theologicis egli ne fa espressa men-
22 Nei 9 volumi primitivi ebbero 34 edizioni fino al 1888. Nella riduzione
a Compendio (Praelectiones... in compendium redactae) in 5 e poi in 2 volumi,
ebbero 47 edizioni fino al 1892.