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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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734 CAP. XXII - S. GERTRUDE E SPIRITUALITÀ LITURGICA<br />

In Gertrude, inoltre, per ben due volte, la grazia di unione mistica<br />

durante la stessa azione liturgica prende la forma e il grado<br />

di una trafitta o trasverberazione d'amore. La prima fu nel 1287 o<br />

1288 nella domenica d'avvento Gaudete, durante la messa, quando,<br />

prima <strong>della</strong> comunione si sentì portata a chiedere al Signore che<br />

trafiggesse il suo cuore con una saetta d'amore. Ricevuta la comunione,<br />

vide come un raggio di sole a modo di saetta partire dal<br />

cuore del Cristo di una immagine del crocifisso dipinta sul suo<br />

messale e arrivare fino a lei, più volte stendendosi e ritraendosi per<br />

stendersi di nuovo e ferire Gertrude: « E così durando per alcun<br />

tempo, eccitava teneramente il mio amore ». L'effetto pieno l'ebbe<br />

il mercoledì seguente, nelle quattro tempora di avvento, mentre, durante<br />

un rito dopo la messa, i fedeli, in connessione con il vangelo<br />

Missus est che si legge quel giorno, veneravano l'annunziazione e<br />

l'incarnazione.<br />

« Ed ecco che ti presentasti come all'improvviso imprimendo una ferita<br />

nel mio cuore con queste parole : « qui confluisca il tumore di tutte le affezioni :<br />

per esempio: il tutto <strong>della</strong> tua dilettazione, speranza, gaudio, dolore, timore e<br />

degli altri tuoi affetti si stabilisca nel mio amore» 123 .<br />

Ma molto più caratteristica, efficace ed importante nella vita di<br />

Gertrude fu la seconda trasverberazione d'amore. Vale la pena di<br />

citare il testo per intero:<br />

« Un certo frate, predicando in cappella, tra le altre cose disse: l'amore<br />

è una saetta d'oro, con la quale chi colpisce qualcosa, vi acquista come un<br />

diritto di proprietà. È dunque stolto chi pone l'oggetto del suo amore nelle<br />

cose terrene e neglige le celesti ». A queste parole, Gertrude, infuocandosi, disse<br />

al Signore : « potessi io avere questa saetta. Senza indugio vorrei con essa trafiggerti,<br />

o unico diletto dell'anima mia, per poter sempre ritenerti ». Mentre<br />

diceva così, vide il Signore rivolto a lei tenendo una saetta d'oro e rispondendo:<br />

« Vorresti ferirmi se tu avessi la saetta d'oro; e siccome io ce l'ho, ti voglio<br />

trafiggere in modo tale che tu non ritorni mai più al primiero tuo stato ». Ora<br />

quella saetta sembrava ricurva in tre punte, all'estremità, nel mezzo e verso<br />

la fine. Questo voleva significare la triplice virtù che l'amore imprime nell'anima<br />

vulnerandola. Quando la prima punta è penetrata nell'anima la ferisce in modo<br />

tale che, come a un malato, le rende completamente insipide tutte le altre<br />

cose transitorie, tanto che, d'or'innanzi, non può più prendere diletto o consolazione<br />

in nessuna di esse. La seconda punta, penetrando l'anima la rende<br />

come un febbricitante. Come questi, per l'acerbità del dolore, con somma impazienza,<br />

ricerca la medicina, così l'anima, con desiderio oltremodo impaziente,<br />

brucia di aderire a Dio perché le pare completamente impossibile, fuori di Lui,<br />

di potere in qualche modo respirare. La terza punta, finalmente, penetrando<br />

l'anima la conduce a gioie tanto inestimabili che non possono esprimersi con<br />

nessun paragone se non che queste, quasi separando l'anima dal corpo, la fanno<br />

inabissare felicemente nei torrenti <strong>della</strong> divinità dolci come nettare » I24 .<br />

trude, si può vedere quelle che S. Teresa descrive nel Castello alla VI dimora<br />

a proposito dell'unione detta intensa e di quello che chiama fidanzaménto spirituale.<br />

Vedine, per esempio, un riassunto in F. CAYRÉ, Patrologia e storia <strong>della</strong><br />

teologia, ed. ital. II Roma 1938 p. 888 s.<br />

123 II 5 p. 68s.<br />

"« V 25 p. 581 s.

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