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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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302 CAP. XI - LITURGIA, UOMO, MONDO<br />

lità, nell'unità sostanziale dell'essere umano. È per questo che, nella<br />

<strong>liturgia</strong>, è richiesta sia dai fedeli che dalla gerarchia, non solo<br />

la sintonia interna dell'anima all'azione che si compie — senza un<br />

certo grado di questa sintonia, la partecipazione ai riti non avrebbe<br />

nessun frutto di salvezza — ma anche, a suo modo, la sintonia dello<br />

stesso corpo.<br />

Questa sintonia del corpo esige, anzitutto, la presenza corporale<br />

all'azione liturgica in un luogo e in un tempo determinato. Si<br />

spiega così, tra le altre cose, la legge <strong>della</strong> presenza corporale per<br />

soddisfare all'obbligo dell'assistenza alla messa 3 . Essa esige, secondariamente<br />

e connaturalmente, la conformazione dei vari atteggiamenti<br />

corporei a ciò che è suggerito ad ogni momento dell'azione<br />

liturgica: o dal <strong>senso</strong> connaturale delle cose e dei sentimenti espressi,<br />

o dagli usi ricevuti nella Chiesa e nella società e imposti da apposite<br />

prescrizioni di natura rubricale e cerimoniale. È quindi nella<br />

legge del carattere cosmico plenario <strong>della</strong> salvezza che, da ultimo,<br />

si trova la giustificazione delle cerimonie e delle rubriche che impongono<br />

ai ministri e ai fedeli determinati atteggiamenti corporei<br />

nei vari momenti dell'azione liturgica: come genuflessioni, prostrazioni,<br />

inchini, stare in piedi, battersi il petto, alzare gli occhi,<br />

giungere o alzare le mani. È tutto l'uomo che deve sintonizzarsi all'azione<br />

liturgica; la sintonia del corpo è comparte sostanziale <strong>della</strong><br />

sintonia dell'uomo, nello stesso modo che il corpo è, assieme all'anima,<br />

comparte sostanziale dell'uomo. Del resto, secondo le leggi<br />

<strong>della</strong> psicologia, corpo e anima esercitano a vicenda un'azione reciproca,<br />

perché l'atteggiamento corporeo è connaturale espressione<br />

dell'atteggiamento interno dell'anima quando questo già esiste, ed<br />

è, a sua volta, incitamento all'atteggiamento interno dell'anima quando<br />

questo non si è ancora prodotto, o lo rafforza se è già presente.<br />

<strong>Il</strong> fatto che l'atteggiamento esterno corporeo possa essere a<br />

suo modo generatore del sentimento corrispondente nell'anima,<br />

spiega perché non si tratta affatto d'ipocrisia se il fedele si sottomette<br />

a questi atteggiamenti esterni corporei anche se la sua anima<br />

non è ancora compresa dal sentimento interno con cui sono in relazione.<br />

In questo caso, la volontà, più o meno riflessivamente, impone<br />

al corpo un determinato atteggiamento in vista di creare la<br />

corrispondente sintonia in tutta l'anima. Purché vi sia sempre la<br />

predetta volontà, almeno virtuale, non vi è assolutamente nulla di<br />

reprensibile in questo modo di fare.<br />

Ecco perché nella <strong>liturgia</strong>, e in specie nella messa, la parte che,<br />

come attore, vi prende il corpo nei suoi diversi atteggiamenti fisici,<br />

è così rilevante e oggetto di attentissima cura.<br />

Ma nella <strong>liturgia</strong>, e in specie nella messa, il corpo non è soltanto<br />

coattore essenziale, ma anche coessenziale beneficiario. Voglio dire<br />

che in questi sacri riti vi è continua preoccupazione <strong>della</strong> « salute »,<br />

8 L'anomalia del matrimonio per procura sembra provenire dal fatto che<br />

la benedizione nuziale non è il sacramento del matrimonio, ma che questo è<br />

un contratto che consiste solo nel con<strong>senso</strong> degli sposi.

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