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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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TRINITÀ AD EXTRA 201<br />

per capire un altro aspetto del modo in cui la <strong>liturgia</strong> considera<br />

la Trinità, anche se in questo secondo fatto la <strong>liturgia</strong>, nel suo<br />

svolgersi storico, non si è accontentata di attenersi semplicemente<br />

alla Scrittura. Questo.secondo fatto può formularsi così: la Scrittura,<br />

nel considerare la Trinità, la considera anzitutto non già con la<br />

preoccupazione primaria di sapere cos'è la Trinità in se stessa<br />

dal punto di vista ontologico, e com'è la sua struttura interna<br />

metafisica intratrinitaria, ma piuttosto con la preoccupazione primaria<br />

di conoscere quali sono le sue relazioni col mondo, che significato<br />

hanno praticamente per la storia del mondo e la nostra storia<br />

personale il Padre, il Figliolo e lo Spirito Santo.<br />

Tra qufeste due preoccupazioni c'è, naturalmente, una sfumatura<br />

imppftàntissima. È véro: ci sono dei connessi intimi tra la<br />

natura interna di una cosa da una parte, ossia, quello che essa<br />

significa in se stessa, la struttura costitutiva ontologica intrinseca<br />

di questa cosa considerata in se stessa indipendentemente dai suoi<br />

eventuali rapporti con altre cose, e, dall'altra parte, i rapporti di<br />

questa stessa cosa con altre cose da sé distinte, la sua importanza<br />

per altri, quello che. essa praticamente significa per altri. Pur tuttavia<br />

c'è una grande differenza tra il preoccuparsi anzitutto e in<br />

prima linea di conoscere quello che una cosa è strutturalmente in<br />

se- stessa e il preoccuparsi invece in prima linea di conoscere<br />

quello che una cosa è e significa praticamente per le altre cose,<br />

per esempio per noi stessi.<br />

Tra le scienze, si sa, la metafisica si mette dal primo punto<br />

di vista, la storia invece e tante scienze sperimentali che si preoccupano<br />

quasi unicamente di stabilire rapporti quantitativi, si mettono<br />

invece dal secondo punto di vista. Chi si preoccupa di conoscere<br />

anzitutto i rapporti di una cosa con le altre e la sua importanza<br />

pratica per esse, può perfino ignorare, talvolta senza notevole<br />

scapito per lo scopo che persegue, la costituzione intrinseca ontologica<br />

<strong>della</strong> prima cosa in se stessa, o, se mai, accontentarsi di<br />

conoscerla molto imperfettamente. Così non è necessario essere<br />

grande filosofo e conoscere molto bene la costituzione intrinseca<br />

filosofica dell'uomo, per fare una buona storia, poniamo di Cesare;<br />

basta, se mai, avere una certa intuizione delle reazioni psicologiche<br />

di Cesare di fronte alle circostanze <strong>della</strong> vita. Né è necessario<br />

conoscere la definizione dell'elettricità nella sua struttura metafisica<br />

per essere anche un egregio ingegnere elettricista.<br />

Orbene" la Scrittura nella Trinità, non solo considera sempre<br />

in recto le persone distinte Padre, Figliolo, Spirito Santo, ma inoltre<br />

considera queste stesse persone non con la preoccupazione primaria<br />

di farci sapere cosa esse sono ontologicamente in se stesse,<br />

e nemmeno l'una rispetto all'altra nella loro vita intratrinitaria,<br />

ma molto più con la preoccupazione di farci vedere cosa esse significano<br />

praticamente per noi; qual è la loro importanza reale e come<br />

la loro parte specifica nella storia dei rapporti di Dio col mondo<br />

e dei nostri rapporti anche personali con Dio. Non è l'aspetto

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