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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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432 CAP. XIV - LITURGIA E SCRITTURA<br />

Secondo : alla luce che questi stessi testi e queste stesse cose hanno<br />

agli occhi di coloro che li considerano dopo una serie di avvenimenti<br />

posteriori avvenuti talvolta molto tempo dopo l'epoca in cui furono<br />

scritti. Infatti, questi avvenimenti, nelle intenzioni di Dio, erano<br />

appunto destinati a concretizzare in modo più perfetto quella stessa<br />

idea concretizzata, o espressa, dapprima in modo meno perfetto,<br />

come in abbozzo, nelle cose e nei testi antichi. È chiaro dunque che<br />

il significato funzionale dei testi antichi e delle cose in essi espresse<br />

verso quegli avvenimenti posteriori, sarà palese solo ai posteri,<br />

testimoni di questi avvenimenti, i quali per capire le cose antiche,<br />

hanno a loro disposizione una luce di cui non potevano usufruire<br />

i contemporanei delle stesse.<br />

Così, nell'ambito stesso dell'Antico Testamento, testi e cose<br />

di un'epoca anteriore possono avere agli occhi di autori sacri posteriori<br />

un significato non arbitrario ma vero, che trascende però molto<br />

quello che potevano percepire i contemporanei antichi. Così ancora,<br />

e con maggiore ragione, tutto l'insieme di cose e testi dell'Antico<br />

Testamento, per gli autori sacri del Nuovo — e per tutti i fedeli<br />

che vivono dopo quell'avvenimento decisivo, che è l'incarnazione<br />

del Figlio di Dio, la sua vita e morte redentrice, la sua glorificazione<br />

— prende un significato niente affatto arbitrario, perché anzi<br />

corrisponde alla profonda realtà delle cose, ma immensamente<br />

trascendente quello che poterono sospettare i suoi contemporanei.<br />

Tutto questo è la semplice ed inevitabile conseguenza del concetto<br />

dell'unità dei due testamenti e <strong>della</strong> storia. Per il fedele che vive<br />

nell'economia inaugurata da Cristo, testi e fatti dell'Antico Testamento<br />

si illuminano di una luce nuova, perché sono considerati nella<br />

visuale delle realtà già avvenute in Cristo stesso, realtà verso le quali<br />

tendeva funzionalmente tutto l'Antico Testamento. Questa profondità<br />

che si scopre alla luce <strong>della</strong> persona di Cristo, chiamiamola<br />

profondità eristica dell'Antico Testamento.<br />

Terzo: ma Cristo non è mai separato dai cristiani, né le realtà<br />

eristiche da quelle realtà che avvengono dopo Cristo nei cristiani<br />

e tra i cristiani. Infatti, Cristo, in qualche modo, si prolunga e si<br />

compie nelle realtà cristiane. Così i testi dell'Antico Testamento<br />

hanno un riferimento non solo alle realtà eristiche di Cristo stesso,<br />

ma anche alle realtà eristiche prolungate e realizzate nei cristiani.<br />

Anche i testi del Nuovo Testamento che parlano <strong>della</strong> persona di<br />

Cristo, hanno un loro prolungamento e una loro realizzazione nei<br />

cristiani. Così, alla luce delle realtà cristiane, i testi <strong>della</strong> Scrittura<br />

rilevano una nuova profondità. Chiamiamola profondità cristiana.<br />

Queste realtà cristiane sono sia estrinseche ad ogni individuo e<br />

più direttamente sociali, come la Chiesa, i sacramenti, la <strong>liturgia</strong>,<br />

sia intrinseche perché avvengono nell'intimo di ogni fedele, comprese,<br />

in qualche modo, le vicende dell'ascensione ascetica e mistica<br />

verso la perfezione. Infatti, il mistero di Cristo nei cristiani comprende<br />

anche questo. Anzi, bisogna dire che queste vicende dei<br />

rapporti intimi e personali di ogni uomo con Dio, sono, in qualche

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