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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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COSCIENZA DELLA GRAZIA 713<br />

todi complicati o semplicemente molto studiati per Tesarne <strong>della</strong><br />

propria coscienza e la pratica delle virtù morali. Vediamo in essa<br />

semplicemente un grande amore alla lectio divina : studio meditativo<br />

dei Padri spirituali e specialmente <strong>della</strong> Scrittura che essa « da grammatico<br />

diventata teologo, non si stancava mai di ruminare... ritenendola<br />

miele per la bocca, armonia per le orecchie, spirituale giubilo<br />

per il cuore » M ; un grande zelo per la buona osservanza del suo monastero<br />

", per l'orazione, per il mattutino e per gli esercizi e le pratiche<br />

regolari, dalle quali come abbiamo visto, non si dispensava<br />

mai che per motivo di grave malattia 58 . Vediamo specialmente Gertrude<br />

tutta protesa con il pensiero e il desiderio agli incontri d'amore<br />

con Dio nell'azione liturgica. Questi incontri sono il grande dinamismo<br />

<strong>della</strong> sua vita spirituale anche per lo sforzo ascetico e purificatore<br />

del suo interno, perché da essi prende luce e forza per vedere<br />

sempre meglio le sue imperfezioni, per detestarle, desiderare di<br />

esserne liberata e fare il proposito di lavorare a questo scopo.<br />

In modo speciale, la preparazione alle feste liturgiche e alla<br />

partecipazione al sacrificio <strong>della</strong> messa nella comunione hanno per<br />

essa importanza morale ed ascetica grandissima. Vuole venire preparata<br />

all'incontro con Dio. Quindi il desiderio di essere illuminata<br />

da Dio stesso per prepararsi nel modo che a Lui è più gradito ".<br />

Quindi gli esercizi che faceva per prepararvisi e le preghiere rivolte<br />

a Dio perché Egli stesso ve la preparasse con ogni specie di virtù 58 .<br />

Quindi le grazie d'illuminazione sui propri difetti in queste stesse occasioni<br />

59 .<br />

Sforzo ascetico e coscienza <strong>della</strong> grazia. La « suppletio »<br />

Quindi anche il timore di arrivare al momento <strong>della</strong> comunione<br />

o <strong>della</strong> festa non abbastanza preparata. Ma chi, confidando nei propri<br />

sforzi, può stimarsi abbastanza preparato all'incontro con Dio? Gertrude<br />

lo sa benissimo. A cosa ricorre allora? Alla sua costantissima<br />

pratica <strong>della</strong> suppletio, ossia di pensare ai meriti di Gesù Cristo, ai<br />

dolori, ai desideri, alle preghiere, all'amore <strong>della</strong> sua santissima<br />

umanità; di unirsi ad essi e di offrirli al Padre perché suppliscano<br />

alla sua indegnità, alle sue negligenze, ai suoi difetti, ai suoi peccati<br />

60 . Spesso Gertrude ricorre nello stesso modo anche ai meriti<br />

<strong>della</strong> Madonna e dei santi.<br />

Fatto questo, nonostante la forte coscienza <strong>della</strong> sua indegnità<br />

e del poco valore dei suoi sforzi ascetici nel prepararsi all'incontro<br />

>* I 1 p. 8.<br />

« I 8 p. 24.<br />

5 « I 11 p. 34.<br />

« Vedi, per es., IV 20; IV 21; IV 23.<br />

'8 Per es., IV 37; IV 38.<br />

»» Per es., IV 2 p. 288; IV 7 p. 319.<br />

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