TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

LEX ORANDI LEX CREDENDI 497
Infatti, quando i presuli del popolo santo adempiono il mandato
loro affidato, sostengono la causa di tutto il genere umano presso
la divina clemenza, e, tutta l'assemblea (ecclesia) gemendo assieme
ad essi, domandano e pregano che agli infedeli sia data la fede,
che gli idolatri siano liberati dagli errori della loro falsa religione,
che ai giudei sia tolto il velo dal cuore e splenda la luce, che gli
eretici vengano a resipiscenza e tornino alla fede cattolica, che
gli scismatici ricevano lo spirito che riavvivi la loro carità, che
ai lapsi siano accordati i rimedi della penitenza, finalmente, che
i catecumeni siano condotti ai sacramenti della rigenerazione e
siano accolti nel seno della misericordia di Dio » 19 .
Il significato preciso della frase ...ut legeni credendi lex statuat
supplicandi, nel contesto immediato, è stato sufficientemente chiarito
dal Federer 2 ° in relazione al testo di S. Paolo 1 Tm 2,1-4 e
al pensiero di S. Agostino da cui l'autore del documento certamente
dipende molto da vicino. Nel senso immediato dell'autore
la formula significa semplicemente : ... affinché dall'obbligo che ci
fa l'Apostolo (ITm 2,1-4) e a cui soddisfano i vescovi nella liturgia,
di pregare per tutti affinché a tutti sia data la grazia (lex orandi),
appaia chiaro anche l'obbligo di credere, contro i pelagiani e i semipelagiani,
che la grazia è necessaria per tutti (lex credendi).
Quando si riduce la formula dell'Indiculus a quella più concisa:
lex orandi, lex credendi, e s'intende questa dei rapporti generali che
intercorrono tra liturgia.e fede, non si fa altro che allargare alla
liturgia in genere, intesa come legge e norma della preghiera ufficiale
della Chiesa, e alla fede in genere nei suoi rapporti con la liturgia,
il ragionamento alquanto più ristretto dell'autore dell'Indiculus.
Si sa che i modernisti zl nella formula : lex orandi, lex credendi,
credettero ritrovare le loro teorie sul concetto della fede come
cieco sentimento completamente estraneo alla ragione discorsiva,
che si genera nella subcoscienza e si esprime in qualche modo
nella vita pratica e religiosa, in specie nella liturgia. La liturgia,
a sua volta, sarebbe la massima generatrice delle formule dogmatiche
e queste non sarebbero altro che un tentativo di esprimere
intellettualmente lo stato raggiunto a un certo momento dello
sviluppo da quello stesso cieco sentimento religioso. Così, il cieco
sentimento religioso, estraneo alla ragione e continuamente mutevole,
che estrinseca in qualche modo i suoi stati nella liturgia,
comanderebbe pure la formulazione e il senso dei dogmi, nonché
la necessità del loro continuo adattamento anche sostanziale al
suo variare. Non occorre attardarsi in simile interpretazione della
formula: lex orandi, lex credendi. Essa è completamente estranea
" Dz. n. 246 (139).
20 Vedi, per esempio, la conclusione, p. 123.
21 Specialmente G. TYKELL, Lex orandi or prayer and creed, London 1903;
Throught Scylla and Carybdis or the old theology and the new, London 1907.