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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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PROFEZIE 445<br />

zione del Figlio di Dio e la sua nascita dalla Vergine Maria in Palestina;<br />

2. ai cristiani che ogni giorno aspettano la venuta sacramentale<br />

dello stesso Figlio di Dio, nel sacrificio e nella comunione,<br />

e mistica nell'interno delle loro anime, e ogni anno aspettano la<br />

festa <strong>della</strong> sua natività il giorno di Natale; 3. agli stessi cristiani che<br />

aspettano il cielo e la parusia con l'instaurazione definitiva, cosmica<br />

e gloriosa del regno di Dio.<br />

Lo stesso si dica del testo di Isaia 30,30 che si legge come introito<br />

<strong>della</strong> messa <strong>della</strong> seconda domenica dell'avvento: «Popolo di Sion,<br />

ecco che il Signore verrà a salvare tutte le genti: il Signore farà<br />

udire la maestà <strong>della</strong> sua voce inondando d'allegrezza il vostro<br />

cuore ». <strong>Il</strong> riferimento di questo testo alla venuta di Cristo nella<br />

messa e alla festa di Natale è così sottolineato dalla <strong>liturgia</strong> nell'orazione<br />

<strong>della</strong> stessa messa : « Stimola, o Signore, i nostri cuori a<br />

preparare la via al tuo Unigenito, affinché la sua venuta faccia sì<br />

che possiamo servirti con animo più puro ».<br />

La prospettiva escatologica finale di questi testi profetici di<br />

Isaia è accentuata dalla <strong>liturgia</strong> sin dall'inizio di questo periodo<br />

liturgico, nella messa <strong>della</strong> prima domenica dell'avvento nella quale<br />

si legge come vangelo Le 21,25-33 ove Nostro Signore parla <strong>della</strong><br />

fine del mondo e <strong>della</strong> sua seconda venuta alla fine dei tempi.<br />

Nel periodo liturgico settuagesima-Pentecoste la profezia, propriamente<br />

detta, dell'Antico Testamento ha certamente un rilievo<br />

minore di quello che ha nel periodo avvento-Epifania. Nel periodo<br />

settuagesima-Pentecoste l'Antico Testamento come si vedrà in seguito,<br />

è considerato più nel suo valore tipologico prefigurativo del<br />

mistero di Cristo come redenzione che nel suo valore di profezia<br />

propriamente detta dello stesso mistero. Comunque, anche in questo<br />

periodo tre profezie sono messe in rilievo: il salmo 21 (vg.): Deus,<br />

Deus meus respice in me, quare me dereliquisti, letto come tratto<br />

la domenica di passione; la profezia di Isaia sul servo di Jahweh,<br />

letta nelle messe del lunedì santo (Is 50,5-10) e del mercoledì santo<br />

(Is 62,11; 63,1-7; 53,1-12); la profezia di Gioele ricordata nel discorso<br />

di S. Pietro il giorno <strong>della</strong> Pentecoste e letta alla messa del venerdì<br />

delle quattro tempora di Pentecoste.<br />

Le due profezie del salmo ventuno e del servo di Jahweh riguardano<br />

il Messia paziente e redentore e in ognuna di esse si fa breve<br />

accenno al suo trionfo e ai frutti meravigliosi <strong>della</strong> sua opera. Alla<br />

luce del fatto di Cristo, dei particolari <strong>della</strong> sua passione, morte e<br />

risurrezione, <strong>della</strong> nozione <strong>della</strong> sua divinità, <strong>della</strong> natura spirituale<br />

e dell'universalità <strong>della</strong> sua redenzione, il cui ultimo frutto è la<br />

Gerusalemme celeste, è chiaro quanto la <strong>liturgia</strong>, nella lettura di<br />

queste profezie, trascenda il <strong>senso</strong> dei contemporanei.<br />

Si intuisce così a quali profondità di prospettive alludano, a<br />

questa luce, passi come i seguenti : « Voi che temete il Signore,<br />

lodatelo; stirpe tutta di Giacobbe glorificatelo. Una stirpe futura<br />

parlerà del Signore e annunzieranno i cieli la sua giustizia, per quel<br />

che ha fatto al popolo venturo » (Sai 21,24-32). La stirpe futura, alla

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