TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

TENDENZA ALLA PERFEZIONE 613
Dio esige per ognuno: tendenza, per ognuno, alla perfezione del suo
essere cristiano; e ad agire ogni volta con il grado di carità attuale
corrispondente al grado d'essere: tendenza, per ognuno, alla perfezione
del suo agire cristiano. Nell'uno e nell'altro consiste l'unione
con Dio e l'imitazione di Cristo o l'assimilazione a Cristo, le quali
non sono che altri concetti per esprimere, con alcune sfumature
proprie, la stessa cosa.
In questa tendenza alla perfezione cristiana dell'essere e dell'agire,
l'uomo, sorretto da Dio, da Cristo, dalla Vergine, dagli angeli
e dai santi, è ostacolato dal demonio e da tutto ciò che mette in
opera in noi stessi e fuori di noi, ha a sua disposizione una serie di
mezzi, dati in parte dalla natura stessa delle cose e in parte imposti
dalla libera positiva volontà di Dio, che egli deve debitamente usare
per raggiungere il fine. Questi mezzi sono ordinati al predetto duplice
scopo: alla perfezione dell'essere cristiano, per l'aumento della grazia
santificante che Dio ha connesso in qualche modo al loro uso;
alla perfezione corrispondente dell'agire cristiano, nell'esercizio delle
virtù morali e teologali, massimamente della carità, in connessione
con una più profonda conoscenza vitale di Dio e delle altre
cose, anzitutto di noi stessi, in rapporto a Lui, e nella purificazione
dai vizi e dalle tendenze imperfette.
La tendenza alla perfezione, l'avvicinamento alla meta, come
cosa viva, è sottoposta allo sviluppo, con progresso successivo e anche
possibilità di regressi, temporanei o definitivi; Dio, da parte sua,
rispetta questa legge della natura, pur senza legarsi assolutamente
ad essa. Vi è dunque un termine a quo e un termine ad quem. Il termine
a quo è il peccato e l'imperfezione, il termine ad quem una
sempre maggiore grazia santificante e carità attuale. Il movimento
verso la perfezione connessa con l'aumento delle altre virtù, include,
dunque, in ogni punto della sua traiettoria, un distacco sempre
maggiore, una purificazione sèmpre più intensa dal peccato e
dall'imperfezione e un aumento continuo, almeno nel suo insieme,
della grazia santificante e della carità anche attuale, nonché delle
altre virtù. Soggetto di questa purificazione e di questo miglioramento
è tutto l'uomo nel suo essere e nelle sue varie facoltà.
Siccome poi in ogni movimento da un termine a quo verso un
termine ad quem altro è nel suo essere e nel suo agire lo stato generale
di colui che si trova ancora vicino al termine di partenza, altro invece
lo stato generale di colui che si avvicina notevolmente al termine di
arrivo, ed altro ancora lo statoci colui che si trova in una posizione
intermedia, giustamente gli autori, anche nella via verso la perfezione
cristiana, distinguono i principianti, i progredienti e i perfetti.
Questa distribuzione non vuole indicare cori taglio netto il passaggio
da uno stato ad un altro, ma la distinzione di stato generale, a un
certo momento sufficientemente netta nel suo insieme. Le tre fasi
sono anche dette, con terminologia derivata dallo Pseudo Dionigi:
fase purgativa, illuminativa, unitiva. E certo, infatti, che nei principianti
ancora relativamente vicini al punto di partenza, predomina