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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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116 CAP. <strong>Il</strong>i - LITURGIA E SEGNI EFFICACI<br />

Cristo, nella sua individualità numerica, anzitutto la stessa passione.<br />

Nell'eucaristia in specie, per Casel, è reso presente nel predetto<br />

modo non solo Cristo che patì sul Golgota ed è ora glorioso alla<br />

destra del Padre, ma anche l'azione stessa storica passata <strong>della</strong><br />

passione, e in questo <strong>senso</strong> preciso, non solo Cristo che patì, ma<br />

la passione stessa di Cristo.<br />

Casel, non solo si sforzò di appoggiare queste sue spiegazioni<br />

sui testi dei Padri e delle liturgie, ma credette anche che il concetto<br />

di mistero cultico cristiano, nel preciso <strong>senso</strong> che egli intendeva,<br />

sarebbe stato, storicamente parlando, la risposta cristiana, vera e<br />

trascendente, a quelle aspirazioni generali religiose umane che,<br />

nell'antichità, si manifestarono negli sviamenti dei culti misterici<br />

pagani. In questi misteri cultici pagani, pensa Casel, sotto il simbolo<br />

del rito cultico, rappresentante le vicende storiche di una divinità<br />

supposta salvatrice, anzitutto il suo morire e risorgere (per es.,<br />

Mitra, Iside e Osiride), l'iniziato era persuaso di rivivere in se stesso,<br />

per via cultica e per arcana assimilazione, quelle stesse vicende<br />

del dio, anzitutto il suo morire e risorgere, e così di ottenere la<br />

soteria, la salvazione.<br />

Non è mia intenzione entrare nei particolari <strong>della</strong> controversia<br />

suscitata da questa teoria e nei tentativi di correzione ed adattamento<br />

fatti da alcuni teologi. Bastino al nostro scopo alcune osservazioni.<br />

Anzitutto le ricerche storiche occasionate dalle teorie<br />

di Casel, hanno stabilito, si può dire ormai definitivamente, tre<br />

punti di capitale importanza, sui quali l'unanimità tende a farsi tra<br />

gli studiosi. <strong>Il</strong> primo è che la teoria di Casel <strong>della</strong> ripresentazìone<br />

numerica non può identificarsi con il concetto di mysterion nel<br />

Nuovo Testamento, e in specie, in S. Paolo. Abbiamo già parlato<br />

nel primo capitolo del mysterion in S. Paolo e abbiamo visto che<br />

il concetto connesso con questa espressione non è da S. Paolo stesso<br />

esteso esplicitamente al culto ma riferito semplicemente alla storia<br />

sacra in genere. Tanto meno può trovarsi in S. Paolo la ripresentazione<br />

numerica.<br />

<strong>Il</strong> secondo punto è che Casel, sotto l'influsso di Reitzenstein,<br />

ha sopravvalutato il vero significato dei culti misterici pagani non<br />

rilevando abbastanza il loro fondo naturistico come semplice simbolismo<br />

del ciclo <strong>della</strong> vegetazione nel succedersi delle stagioni,<br />

simbolismo ben lontano, specialmente all'epoca antica, dal concetto<br />

di un personaggio storico, o almeno supposto tale, redentore per<br />

mezzo <strong>della</strong> sua morte e risurrezione. Inoltre, Casel è notevolmente<br />

inesatto nel concepire i rapporti <strong>della</strong> tradizione cristiana, specialmente<br />

di quella più antica, prima del secolo IV, nei confronti dei<br />

misteri cultici pagani. Non solo, infatti, nella costituzione storica<br />

dell'essenza del culto cristiano non hanno influito i culti misterici<br />

pagani, ma la stessa spiegazione teologica patristica che vede il<br />

culto cristiano sullo sfondo dei concetti di mysterion, mysterium,<br />

sacramentum, si sviluppa, essenzialmente, a partire dal concetto<br />

e dalla realtà scritturistica <strong>della</strong> storia sacra, <strong>della</strong> dimensione allegorica<br />

e tipica dei fatti, testi, persone, dell'Antico Testamento, in

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