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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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512 CAP. XVII - POSITIVO-SCOLASTICA E LITURGIA<br />

rizzerebbe ai teologi, perché si avvede che, dato l'influsso che hanno<br />

— o dovrebbero avere — nel clero, le cattedre di teologia sarebbero<br />

ottime pedane di propaganda liturgica.<br />

Per quanto questo sia vero, il teologo potrebbe e dovrebbe rispondere<br />

che una cattedra di teologia, per fine intrinseco e specifico,<br />

ex fine operis, è destinata al solo insegnamento <strong>della</strong> teologia e a<br />

nient'altro; e che una scienza, per adempiere il suo compito specifico<br />

ed insostituibile nella vita, deve essere anzitutto condotta e determinata<br />

dalle esigenze intrinseche alla scienza stessa e da nient'altro;<br />

così anche la teologia e la teologia dogmatica, come tutte le altre<br />

scienze; e che, se la <strong>liturgia</strong> non entra nella teologia dogmatica per<br />

esigenze intrinseche <strong>della</strong> teologia dogmatica stessa, sostanzialmente<br />

più di quanto vi è stata ammessa fin qui, il teologo non ha che una<br />

cosa da fare: pregare il liturgista di esplicare il suo legittimo zelo<br />

in un altro campo più adatto. Tutto questo è verissimo. Ed è perciò<br />

che la questione delle relazioni tra <strong>liturgia</strong> e teologia deve essere<br />

considerata essenzialmente come una questione teologica e non come<br />

una questione liturgica, tanto meno di apostolato liturgico. Voglio<br />

dire che chi deve decidere dei rapporti tra teologia e <strong>liturgia</strong> è la<br />

teologia stessa come scienza suprema.<br />

Così determinata, è facile vedere che la questione dipende dalla<br />

natura <strong>della</strong> teologia sintetica generale e dalle esigenze del suo metodo.<br />

Ma si sa che intorno a questa questione, nella teoria e specialmente<br />

nella prassi, vi sono stati e vi sono, in particolari di notevole<br />

importanza, modi diversi di vedere e d'agire tra gli stessi teologi.<br />

È ovvio, per la stessa natura delle cose, che proprio in queste divergenze<br />

va cercata la radice ultima del modo diverso di stimare<br />

e di mettere in pratica i rapporti tra <strong>liturgia</strong> e teologia.<br />

Storicamente i modi di concepire la natura <strong>della</strong> teologia e<br />

quindi il suo metodo, sono stati tre: il modo patristico; il modo scolastico,<br />

incarnato specialmente nei grandi rappresentanti <strong>della</strong> scolastica<br />

del secolo XIII e XIV; il modo che possiamo chiamare positivo<br />

scolastico, nato cominciando dal secolo XVI, e che, con diversi adattamenti<br />

e sfumature, è più o meno imperante fino a oggi, per esempio<br />

nella stragrande maggioranza dei manuali. Prima di proporre un<br />

saggio di soluzione teorica <strong>della</strong> questione, analizzeremo brevemente<br />

questi diversi modi badando anzitutto alle conseguenze che ognuno<br />

di essi ha nella questione dei rapporti con la <strong>liturgia</strong>. Cominciamo<br />

con il positivo scolastico perché più vicino a noi.

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