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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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TRINITÀ E PIETÀ ANTICA 207<br />

voi contese, ire, dissensi, scismi e guerra? Non abbiamo noi un unico<br />

Dio, un unico Cristo, un unico Spirito di grazia diffuso su di noi,<br />

un'unica vocazione in Cristo? » 15 .<br />

S. Ignazio antiocheno, nel 107, poteva riassumere il <strong>senso</strong> <strong>della</strong><br />

vita cristiana scrivendo agli efesini : « Siete le pietre del tempio del<br />

Padre, preparate per essere costruite in edifìcio a Dio Padre (— ad<br />

Patrem) innalzate fino alla sommità per mezzo <strong>della</strong> macchina di<br />

Gesù Cristo, che è la croce (—per Christum) cori il cavo dello Spirito<br />

Santo (— in Spiritu); la vostra fede poi è la leva che vi innalza,<br />

e la carità è la strada che vi conduce^ a Dio » (— ad Patrem) ie . Certo,<br />

per Ignazio, non si trattava di una/semplice formula priva di forza<br />

vitale, poiché nell'ardore del martirio, non concepiva il significato<br />

profondo e l'amabilità, <strong>della</strong> sua imminente immolazione altrimenti<br />

che nella solita prospettiva cristoìogico-trinitaria per cui tutto viene<br />

dal Padre, per mezzo di Gesù Cristo suo Figlio, nello Spirito Santo<br />

e ritorna al Padre. Così egli scriveva ai romani : « Dopo molte preghiere<br />

a Dio ho ottenuto di vedere i vostri santi volti; anzi ho ricevuto<br />

più di quello che avevo domandato: infatti spero di salutarvi<br />

incatenato per Gesù Cristo, se pure la volontà di Dio mi stimerà<br />

degno di giungere alla meta. L'inizio è buono: possa io ottenere la<br />

grazia (—a Patre) di raggiungere senza ostacoli la mia eredità... Lasciate<br />

che io imiti la passione del mio Dio (— per Christum)... Le<br />

mie brame terrene sono crocifisse; non è più in me fiamma alcuna<br />

per la materia. L'acqua viva. (— in Spiritu; vedi Gv 7,38 s) mormora<br />

dentro di me e dice: "Vieni al Padre" » (—ad Patrem) 1 '.<br />

Parimenti, non si legge senza commozione, per il <strong>senso</strong> cristologico-trinitario<br />

che la pervade, la preghiera che, nel 155, S. Policarpo<br />

fece dinanzi al rogo del suo martirio, nella quale riecheggia<br />

certamente qualcosa <strong>della</strong> grande « eucaristia » che il vescovo era<br />

consueto fare nella messa dinanzi all'assemblea dei fedeli : « Signore,<br />

Dio onnipotente, Padre di Gesù Cristo, tuo Figlio diletto e benedetto,<br />

per mezzo del quale noi abbiamo ricevuto la conoscenza di te... Io ti<br />

benedico perché mi hai stimato degno di questo giorno e di quest'ora,<br />

e di aver parte nel numero dei martiri al calice del tuo Cristo,<br />

in vista <strong>della</strong> resurrezione di vita eterna dell'anima e del corpo, nell'incorruttibilità<br />

dello Spirito Santo... Per questo e per tutti gli altri<br />

benefici ti rendo lode e benedizione e gloria, per mezzo dell'eterno<br />

e celeste pontefice Gesù Cristo, Figlio tuo diletto, per il quale e con il<br />

quale e per lo Spirito Santo, a Te gloria sia ora e nei secoli futuri.<br />

Amen » I8 .<br />

Tra il 180 e il 199 S. Ireneo così formulava la legge di ogni ritorno<br />

a Dio : « È questa l'ordinazione e la disposizione per coloro che si<br />

salvano...; essi avanzano per queste tappe: per lo Spirito Santo arri-<br />

" Ibid. 46,5 s.<br />

le Ef 9,1.<br />

17 Rm 1,1 s; 6,3; 7,2.<br />

« Mart. Polyc. 14.<br />

'» Haer. V 36,2.

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