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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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LITURGIA E DEFUNTI 325<br />

<strong>Il</strong> loro <strong>senso</strong> fondamentale è chiaro: la messa è cosa che interessa<br />

profondamente anche i defunti morti nella Chiesa; da essa<br />

può loro derivare grandissimo frutto. Quale frutto se non quello<br />

di essere purificati dall'effetto dei peccati di cui eventualmente<br />

hanno ancora bisogno di essere liberati e così di essere finalmente<br />

ammessi a godere la perfetta pace e beatitudine del cielo coi santi<br />

e con gli angeli di cui noi stessi speriamo un giorno di essere<br />

partecipi? Si recitano pubblicamente i nomi dei defunti nelle messe<br />

che si celebrano per loro — dice S. Epifanio — « affinché coloro che<br />

assistono si persuadano con certezza che i defunti vivono ancora,<br />

e non sono ridotti nel nulla, ma esistono ancora e vivono presso<br />

Dio; come anche affinché sia proclamato quel piissimo dogma, per<br />

cui chi prega per i fratelli, è chiaro che ha per loro buona speranza,<br />

come per coloro che sono partiti per un lungo viaggio...<br />

Facciamo memoria dei giusti e dei peccatori; dei peccatori per<br />

implorar loro misericordia dal Signore » 8 . E S. Cirillo di Gerusalemme<br />

: « Dopo di che preghiamo anche per i defunti santi padri<br />

e vescovi e in genere per tutti quelli che tra noi morirono, credendo<br />

che questo sarà di grande aiuto a quelle anime per le quali<br />

la preghiera è offerta mentre è presente la santa e tremenda vittima...<br />

Così anche noi... offriamo preghiere a Dio per i defunti,<br />

anche se peccatori... offriamo per i nostri peccati Cristo immolato<br />

e così rendiamo propizio a noi stessi ed a loro Dio clementissimo 9 .<br />

Inutile osservare che in tutto questo è implicito il concetto<br />

di uno stato dopo la morte, che non è ancora lo stato definitivo<br />

<strong>della</strong> visione beata e <strong>della</strong> pace perfetta, ma nel quale le anime<br />

hanno ancora bisogno di essere purgate da certi effetti dei loro<br />

peccati dopo di che saranno ammesse allo stato definitivo <strong>della</strong><br />

beatitudine. Vi è anche implicito che, per ottenere questo passaggio<br />

a quelle anime, è sommamente utile, tra le altre cose, il<br />

sacrificio <strong>della</strong> messa che noi offriamo per loro. È il concetto di<br />

purgatorio e <strong>della</strong> nostra comunione di vita spirituale con le<br />

anime ivi ancora detenute, realizzata massimamente nell'azione<br />

liturgica sacrificale.<br />

Questo concetto si ritrova abbondantemente nelle molte altre<br />

parti delle liturgie storiche ed attuali che riguardano i defunti e<br />

che molto presto si sono sviluppate in tutti i riti 10 . Così, per<br />

esempio, nella veglia notturna dei morti, già diffusa sin dal sec.<br />

IV nella prassi delle chiese; negli svariatissimi riti <strong>della</strong> sepoltura;<br />

nell'ufficiatura di forma canonica per i morti, già esistente<br />

a Roma sin dalla fine del secolo VII e, probabilmente, anche<br />

prima; nella festa liturgica <strong>della</strong> commemorazione dei defunti<br />

esistente oggi in tutti i riti e che in occidente fu definitivamente<br />

s Haer. 75,3.8.9.<br />

» Cathec. myst. V 9; 10.<br />

10 Vedi H. R. PHILIPPEAU, Origine et évolution des rites funéraires, in: Le<br />

mystère de la mort et sa célébration, Paris 1951 pp. 360-99.

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