TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

PARTECIPAZIONE GERARCHICA
è nelle normali esigenze intrinseche della stessa liturgia, come la
perfezione di una cosa, sebbene accidentale rispetto alla sua essenza,
è tuttavia nelle normali esigenze intrinseche di questa cosa.
E in tutto questo niente di anormale, perché la pastorale non
tende al solo scopo di condurre il popolo a un incontro qualsiasi con
Cristo, ma mira, e deve mirare, alla perfezione di questo incontro.
E quindi la pastorale liturgica non ha solo di mira di arrivare a una
celebrazione valida della liturgia da parte del sacerdote e d'indurre
il fedele a parteciparvi per quel minimo necessario perché ne ricavi
un qualche frutto spirituale o soddisfi agli eventuali obblighi giuridici
che ha di assistervi; ma si propone necessariamente d'indurre sia
il sacerdote che il popolo nell'atto liturgico a quell'ideale di vita
plenaria che è solo raggiunto quando tutte le possibilità di nutrimento
di vita divina che offre la liturgia sono sfruttate nel miglior modo,
connaturalmente allo spirito stesso che l'informa; tutto questo in
vista di favorire più possibile l'unione dei partecipanti alla liturgia con
Cristo e tra loro in Cristo.
Così, trattandosi di partecipazione attiva e comunitaria, interna
ed esterna come ideale essenziale alla pastorale liturgica, si deve
evitare ogni opinione che sembrerebbe implicare che senza tale partecipazione
ideale l'azione sacra non possa raggiungere lo scopo essenziale
e, nello stesso tempo, essere persuasi che tale partecipazione
rappresenta appunto l'ideale a cui, salvo la prudenza necessaria di
ogni atto di questo genere, la pastorale liturgica deve tendere con
tutti i mezzi legittimi.
787
Gerarchicamente strutturata
Tuttavia la partecipazione attiva del fedele all'azione liturgica
come propria azione, a cui mira la pastorale liturgica, non implica
nessuna confusione tra la parte specifica del sacerdote e la parte del
fedele nell'azione liturgica. Ognuno ha parte attiva nell'azione liturgica,
ma ognuno a suo modo. Per la messa, in modo speciale, si rimanda
a quanto si è detto a suo luogo intorno alla differenza tra il
sacerdozio gerarchico e il sacerdozio comune a tutti i fedeli. Si ricordi
particolarmente che in essa:
« L'immolazione incruenta per mezzo della quale dopo che sono state pronunziate
le parole della consacrazione, Cristo è presente sull'altare nello stato
di vittima, è compiuta dal solo sacerdote in quanto rappresentante la persona
di Cristo e non in quanto rappresenta la persona dei fedeli. Ponendo però
sull'altare la vittima divina, il sacerdote la presenta a Dio Padre come oblazione
a gloria della Santissima Trinità e per il bene di tutte le anime. A questa
oblazione propriamente detta i fedeli partecipano nel modo loro consentito e
per un duplice motivo; perché, cioè, essi offrono il sacrificio non soltanto per
le mani del sacerdote, ma, in certo modo, anche insieme con lui, e con questa
partecipazione anche l'offerta fatta dal popolo si riferisce al culto liturgico...
Tutta la Chiesa, per mezzo di Gesù Cristo, compie l'oblazione della vittima... Il
popolo... unisce i suoi voti di lode, di impetrazione, di espiazione, e il suo rin-