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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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274 CAP. IX - SALVEZZA IN COMUNITÀ<br />

antichi israeliti. Quello che Dio intende è la formazione di un popolo<br />

intorno al Messia e non già soltanto la salvezza di singoli individui.<br />

Gli individui sono chiamati ad inserirsi in questo popolo il cui capo<br />

è Cristo. Non vi sarà per essi altra via di salvezza, sviluppo e perfezione<br />

che in seno a questo popolo, in armonia con questa collettività;<br />

se vivono, in una parola, <strong>della</strong> vita <strong>della</strong> Chiesa.<br />

Né questo intento di Dio di formarsi un popolo ha fine su<br />

questa terra. Esso ha i suoi riflessi nella gloria, come è descritta<br />

nell'Apocalisse. <strong>Il</strong> cielo non sono solo tanti individui salvati, ma è<br />

il trionfo di un popolo, l'eterna <strong>liturgia</strong> trionfale di una città, la<br />

Gerusalemme celeste, costituita da miriadi di Angeli e dai fedeli<br />

dell'Agnello che celebrano assieme la <strong>liturgia</strong> cosmica che non<br />

avrà fine e cantano : « Ci hai redenti, o Signore Dio, nel tuo sangue<br />

da ogni tribù e lingua e popolo e nazione e ci hai fatti un regno<br />

al nostro Dio » (Festa di Ognissanti, antifona ai vespri. Vedi Ap 4,9-14).<br />

3. CHIESA E LITURGIA<br />

NELLA LEGGE DELLA SALVEZZA<br />

Intanto i singoli individui su questa terra, perché possano essere<br />

annoverati un giorno nel libro dei vivi recensiti nella città <strong>della</strong><br />

Gerusalemme celeste, non possono far altro che inserirsi nella Chiesa<br />

come popolo di Dio e società quale l'ha voluta Dio stesso, determinata<br />

essenzialmente come tale dal sacerdozio gerarchico, depositario<br />

del sacrificio, ministro dei sacramenti senza i quali nessuno<br />

viene alla vita che è la vera vita, senza i quali nessuno è inserito nel<br />

corpo mistico di Cristo.<br />

Dalla legge generale <strong>della</strong> salvezza in comunità, si comprende<br />

l'ultimo <strong>senso</strong> del fatto che solo tale sacerdozio sacramentale e gerarchico,<br />

agente in virtù del suo mandato, ha il potere, nell'azione<br />

liturgica, di trasformare un'assemblea d'uomini in qualcosa di immensamente<br />

più sublime di un aggregato di parecchi individui, sia<br />

pur credenti, nell'attuazione sacrale (sacrificale, sacramentale, eucologica)<br />

del corpo mistico di Cristo, di quel popolo di Dio voluto<br />

e inteso da Dio stesso in tutta la sua economia verso gli uomini;<br />

nella ekklesia che in quell'atto si riunisce come tale, intorno a Cristo<br />

realmente presente in persona, o in virtù, sotto il velo dei segni<br />

sensibili dei suoi ministri e dei riti liturgici. Nell'azione liturgica i<br />

singoli individui partecipanti sono attualizzati, o sempre più attualizzati,<br />

come membri di questa realtà d'ordine superiore divino che<br />

è il corpo <strong>della</strong> Chiesa unito al suo capo e principio vitale, Cristo.<br />

È per questo che si dice, come abbiamo spiegato in un precedente<br />

capitolo, che nella realtà liturgica è sempre la Chiesa come<br />

tale che agisce e gli individui agiscono solo in quanto suoi ministri<br />

e membri, o solo suoi membri, cioè in quanto inseriti nella realtà

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