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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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44 CAP. II - LITURGIA E SEGNI SENSIBILI<br />

Questo era possibile perché s'intendeva mysterion, mysterium, sacramentum<br />

in un <strong>senso</strong> vastissimo semplicemente come segni<br />

che hanno riferimento alle cose sacre dell'economia di Dio nel<br />

mondo e che nello stesso tempo manifestano a chi capisce il segno<br />

e nascondono a chi non lo capisce queste realtà sacre 21 . Per gli<br />

antichi i sacramenta dei riti, inoltre, contengono realmente in qualche<br />

modo quelle realtà che significano 22 .<br />

Ma ha tutto questo qualche reale importanza oggettiva che<br />

superi il puro interesse storico? Enorme. Significa la riscoperta<br />

che la « sacramentalità » non si applica esclusivamente ai sette riti<br />

maggiori che oggi chiamiamo appunto sacramenti, come per dire<br />

FERET, Sacramentum dans la tanguage théologique de S. Augustin, in: Rev. des<br />

sciences phìl. et théol., 1940, p. 218 ss; C. COUTURIER, Sacramentum et mysterium<br />

dans l'oeuvre de S. Augustin, in: Études augustiniennes, Paris 1953 pp. 163-332.<br />

Per il concetto di « Sacramentum » presso gli anteniceni vedi : J. DE GEL-<br />

LINCK, Pour l'histoire du mot Sacramentum. I. Les antenicéen, Louvain 1924;<br />

O. CASEL, Zum Wort Sacramentum, in : Jahrb. jùr Liturgiewis. 1928 pp. 225 ss.<br />

21 « ... Signorum, quae, cum ad res divinas pertineant, sacramenta appellante<br />

», S. AGOSTINO, Ep. 138 n. 67. « Ista (pane e vino) dicuntur sacramenta<br />

quia in eis aliud videtur et aliud intelligitur » ID., Sermo 272. È, essenzialmente,<br />

lo stesso il concetto di mysterion presso i padri greci, come a suo luogo si<br />

dimostrerà più in particolare. <strong>Il</strong> mysterion è sempre una rappresentazione<br />

di cose sacre soprassensìbili per mezzo di segni sensibili. Teodoro mopsuesteno<br />

dice : « Ogni mysterion è indicazione in segni sensibili di cose invisibili ed<br />

ineffabili » {Catech. XII 2). E S. Giovanni Crisostomo : « C'è mysterion quando<br />

consideriamo delle cose sacre diverse da quelle che vediamo (vedi: aliud videtur<br />

et aliud intelligitur di Agostino)... Altro è qui il giudizio del fedele, altro<br />

di colui che non crede. Io, «ento che Cristo è stato crocifisso, e ammiro subito<br />

il suo amore per gli uomini; colui che non crede lo sente dire anche lui e<br />

stima che sia follia... L'infedele, conoscendo il battesimo, stima che sia solo<br />

dell'acqua; io invece, non fermandomi solo a quello che vedo, considero la<br />

purificazione dell'anima effettuata dallo Spirito Santo » (In ep. 1 Cor Hom. 1<br />

n. 7). Per lo pseudo Dionigi vedi per es., Hier. eccl. I 5; II 1; II 3, 1, II 3, 2.<br />

E così che anche per i Padri greci mysterion, detto di cose cultuali, ha significato<br />

vastissimo. Lo pseudo Dionigi, per es., con questo nome indica non<br />

solo i nostri sacramenti, ma anche la consacrazione del crisma e dell'altare,<br />

il rito <strong>della</strong> professione monastica e quello <strong>della</strong> sepoltura. Simeone di Salonicco,<br />

nel s. XIV, sotto lo stesso nome enumera esplicitamente anche la dedica<br />

di una chiesa, la consacrazione dell'imperatore, la recita del Pater noster, le<br />

ore canoniche, gli uffici funebri ecc. Per tutto questo vedi, per es., A. MICHEL,<br />

Sacramentaux, in Dict. de théol. cath. XIV 1 (1939) 468 ss; G. FITTKAU, Der<br />

Begriff des Mysteriums bei Johannes Chrysostomus, Bonn 1953; R. ROGUES,<br />

L'univers dionysien, Paris 1954. Stessa situazione presso i padri siri; vedi: W.<br />

DE VRIES, Sakramentheniheologie bei den syrischen monophysiten, Roma 1940<br />

pp. 29-37.<br />

22 Vedi il concetto di res in S. Agostino. Egli lo applica anche ai sacramenta<br />

delle feste, almeno a Pasqua (cfr. Ep. 55 e Ep. 98,9) e ai sacramenta<br />

<strong>della</strong> <strong>liturgia</strong> <strong>della</strong> messa e <strong>della</strong> parte che i fedeli vi prendono (cfr. Sermo<br />

227). La res dell'eucaristia è l'unità nel corpo di Cristo; la res del sacramentum<br />

dell'esorcismo e del digiuno è una certa macerazione spirituale; la res <strong>della</strong><br />

cresima è ricevere lo Spirito Santo; la res del sacramentum per cui nella<br />

messa si dice: sursum corda: habemus ad Dominum, è il fatto che si vuol<br />

significare che Cristo è in Cielo e che ci dà la grazia di avere il nostro cuore<br />

in cielo e non in terra. La res del sacramentum del sacrificio è il nostro stesso<br />

sacrificio: « Nos ipsos voluit esse sacrificium. Sacrificium Dei et nos, id est,<br />

signum rei quod sumus ». La res del bacio di pace è la pace <strong>della</strong> coscienza,<br />

il fatto che il cuore si unisce al fratello. Per tutto questo vedi il Sermo 227.

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