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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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CONTATTO CON CRISTO 121<br />

la disposizione d'animo permanente, o l'abito, donde fluirono, è innegabile<br />

che, nel rito sacramentale, il fedele viene messo in contatto<br />

con esse e nella loro presenzialità in un modo ancora più profondo.<br />

Questo perché quella disposizione d'animo di Cristo, di cui le<br />

azioni salutifere nella sua vita terrena non erano che espressioni<br />

singole e successive, non era essa stessa entità successiva, ma permanente<br />

nella sua natura. Dal primo istante <strong>della</strong> sua esistenza,<br />

mai interrotta o semplicemente diminuita, rimase sempre numericamente<br />

la stessa fino all'ultimo respiro <strong>della</strong> sua vita terrena<br />

e tale continua in Cristo ora glorioso alla destra del Padre.<br />

Nell'eucaristia, dove la persona stessa di Cristo, e non solo la<br />

sua virtù soprannaturale, è realmente presente nella sua divinità<br />

e nella sua integra umanità gloriosa: corpo, anima, intelligenza,<br />

volontà, la presenzialità oggettiva di quella disposizione permanente<br />

<strong>della</strong> sua anima è di natura tutta speciale per forza e realismo.<br />

Chiamiamola presenzialità personale in quanto è implicata nella<br />

presenza reale <strong>della</strong> persona stessa di Cristo nell'eucaristia.<br />

Negli altri sacramenti quella presenzialità è di virtù e non di<br />

persona, e il fedele è messo in contatto oggettivo di virtù con quella<br />

disposizione permanente dell'anima di Cristo. Ma quella presenza<br />

e quel contattò reale di virtù non è un semplice ricordo, né una<br />

semplice conoscenza o affetto nel fedele. È d'un ordine, che i teologi,<br />

per distinguerlo, appunto, da quello <strong>della</strong> semplice conoscenza,<br />

affetto o ricordo, chiamano fisico. Infatti, ogni trasmissione di grazia<br />

nei sacramenti è causata, come da strumento vivo <strong>della</strong> divinità,<br />

dall'integra umanità di Cristo ora glorioso, comprese le sue disposizioni<br />

d'animo, dalle quali, nella sua vita terrena fluirono i singoli<br />

atti salvatori.<br />

Notiamo, infine, che le azioni storiche salutifere di Cristo, nella<br />

sua vita terrena, erano molte, perché cominciarono col primo istante<br />

dell'incarnazione del Verbo e finirono coll'ultimo respiro di<br />

Cristo sulla croce. Inoltre ognuna di esse era, per se stessa, sufficientissima<br />

per redimerci. Tuttavia, nell'ordine effettivamente voluto<br />

dal Padre ed accettato liberamente da Cristo, concorrevano<br />

tutte come cause parziali a formare la causa totale unica <strong>della</strong><br />

nostra salvazione che si compì, nella sua integralità, solo coll'ultimo<br />

respiro di Cristo sulla croce. Tutte le azioni salutifere di<br />

Cristo nella sua vita mortale tendevano, dunque, alla croce come<br />

al loro compimento, da essa prendevano <strong>senso</strong> e solo in essa cominciò,<br />

nella sua integrità, come cosa completa, il culto cristiano.<br />

La croce così riassume e compie in sé tutte le azioni salutifere<br />

precedenti <strong>della</strong> vita di Cristo. E per questo che i singoli misteri<br />

redentori <strong>della</strong> vita di Cristo implicano tutti il mistero <strong>della</strong> croce. Che<br />

anzi, tutta la vita terrena di. Cristo non è che un mistero redentore<br />

che si compie sulla croce.<br />

Bisogna anche osservare che la risurrezione e l'ascensione,<br />

con la seduta alla destra del Padre e la missione che quindi Cristo<br />

fece dello Spirito Santo, non sono stati atti meritori e in questo

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