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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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ELEMENTI DIVERSIFICATIVI 621<br />

Ogni spiritualità cattolica deve necessariamente basarsi sul fatto<br />

che nell'atto soprannaturale devono intervenire tanto Dio che l'uomo,<br />

tanto la grazia che lo sforzo umano. Ma, anche qui, le sfumature<br />

psicologiche nel badare con una certa insistenza ora più all'uno o<br />

ora più all'altro dei due fattori, possono avere conseguenze non piccole<br />

nel carattere che avrà una spiritualità. In una potrà dominare<br />

la coscienza e la preoccupazione dello sforzo umano da farsi, sebbene<br />

con la grazia, e in un'altra la coscienza <strong>della</strong> grazia divina cui deve<br />

cooperare lo sforzo umano.<br />

Similmente, vedendo la cosa sotto l'aspetto del binomio oggettosoggetto,<br />

non c'è spiritualità cattolica che non debba considerare e<br />

tenere in debito conto sia l'uno che l'altro. Ma, anche qui, ci possono<br />

essere sfumature diverse. L'abbiamo già spiegato nel capitolo VI:<br />

alcuni possono mettere l'accento sull'oggetto, altri invece sul soggetto,<br />

o almeno dare al soggetto un'attenzione diretta assai più intensa<br />

degli altri.<br />

Lo stesso si dica del binomio: individuo-comunità. Ogni spiritualità<br />

cattolica deve essere nello stesso tempo e fondamentalmente<br />

individuale e comunitaria. Ma gli uni baderanno anzitutto alla comunità<br />

nella quale e per la quale deve salvarsi l'individuo; gli altri<br />

all'individuo che deve salvarsi nella comunità e per la comunità.<br />

In ogni spiritualità cattolica vi deve essere un intenso esercizio<br />

di virtù morali e teologali nonché la persuasione <strong>della</strong> superiorità<br />

delle teologali. Ma, anche qui, entro i limiti dell'ortodossia, vi possono<br />

essere diversità di accenti che possono costituire elementi non<br />

trascurabili di differenziazione tra diversi tipi di spiritualità. Vi può<br />

essere una psicologia che si preoccupa anzitutto dell'esercizio delle<br />

virtù morali che hanno per oggetto immediato non Dio stesso, il fine<br />

ultimo di tutte le virtù, ma una certa materia umana da usare concretamente<br />

in modo debito come mezzo per arrivare al fine. Dio, raggiunto<br />

immediatamente dalle sole virtù teologali. Chi è dominato<br />

da questa psicologia si preoccupa per prima cosa di rettificare se<br />

stesso verso le cose umane badando anzitutto, per così dire, a porre<br />

il saldo fondamento <strong>della</strong> rettificazione dei suoi appetiti nell'uso delle<br />

cose create per poter quindi meglio comportarsi verso Dio nell'esercizio<br />

spedito delle virtù teologali e massimamente <strong>della</strong> carità.<br />

Altri, invece, possono mettere l'accento psicologico sull'esercizio delle<br />

virtù teologali, che hanno Dio per oggetto immediato. Essi si preoccuperanno<br />

anzitutto di raggiungere questo sommo oggetto nel modo<br />

migliore, avendolo molto insistentemente in vista anche quando esercitano<br />

le preparatorie virtù morali e facendo non poco affidamento<br />

sulla forza, indirettamente e come di riflesso, rettificatrice e purificatrice<br />

delle stesse virtù teologali rispetto agli appetiti umani verso<br />

le cose create.<br />

Inoltre, tra le stesse virtù morali ci si può concentrare ora<br />

maggiormente sull'una e ora maggiormente sull'altra e farne, in certo<br />

modo, il pernio di tutto il dinamismo verso la perfezione, come, per<br />

esempio, sull'ubbidienza, sulla penitenza, sulla povertà, sull'umiltà.

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