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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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LITURGIA E FACOLTÀ PSICOLOGICHE 305<br />

Attualizzazione armonica di tutte le facoltà psicologiche<br />

Facciamo ancora un passo avanti. La <strong>liturgia</strong>, e in specie la<br />

messa — considerando come prototipo connaturale la messa solenne<br />

cantata, anzi, possibilmente, la messa pontificale — nel mettere<br />

in moto tutte le diverse facoltà psicologiche dell'uomo, ha un<br />

equilibrio tutto suo e non di rado assai diverso, come pare, da<br />

quello che viene realizzato in altre forme di pietà o in altri metodi<br />

di orazione e di meditazione.<br />

È impossibile non riconoscere che la <strong>liturgia</strong>, anzitutto nella<br />

messa, si preoccupi di attualizzare e di tener desta, durante tutta<br />

la durata dell'azione cultica, l'intera vita psicologica <strong>della</strong> comunità<br />

presente, sia nella parte conoscitiva: sensi esterni, specialmente<br />

udito e occhio, immaginazione, intelligenza; sia nella parte affettiva:<br />

sentimenti e volontà. <strong>Il</strong> genio <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong> indirizzandosi direttamente<br />

a tutta l'assemblea, e somministrando una base che<br />

valga ad attualizzare la vita religiosa di tutti, è di non lasciare mai<br />

a lungo inattive queste diverse facoltà dell'uomo, ma di metterle<br />

tutte, dolcemente e variamente, in moto, come una totalità fisicopsichica.<br />

Così la <strong>liturgia</strong> si presenta anzitutto come un'azione sacra,<br />

fisico-psichica, in continuo svolgimento, e non già, in primo luogo,<br />

come una meditazione. Questo almeno, se per meditazione s'intende<br />

un esercizio individuale intorno a Dio, ai nostri rapporti<br />

con Dio e alle cose sacre, per concentrarsi solo interiormente sopra<br />

di esse. Tanto più se a quest'esercizio s'intendesse assegnare per<br />

scopo di ottenere, almeno per grazia, la sospensione dell'attività<br />

fìsica esterna delle facoltà assieme alla loro attività psichica distinta<br />

e discorsiva, per concentrarle unicamente in un semplice intuito<br />

interiore delle cose divine. La <strong>liturgia</strong> si presenta in primo luogo<br />

come un ògcóftevov molto più che un •&ecoQovfisyov o una &e(OQÌa<br />

direbbero gli antichi. I momenti aventi direttamente un fine meditativo,<br />

nel <strong>senso</strong> predetto, sono rarissimi, se pur esistono, nella <strong>liturgia</strong><br />

attuale.<br />

Nella <strong>liturgia</strong> romana antica, nella sinassi <strong>della</strong> prima parte<br />

<strong>della</strong> messa, c'erano istanti in cui popolo e gerarchia, invitati a<br />

ciò dal diacono: flectamus genua, stavano in silenzio meditativo<br />

e in preghiera privata per un intervallo di tempo, comunque non<br />

troppo lungo, interrotto nuovamente dall'invito dello stesso diacono:<br />

alzatevi, e dalla preghiera comune ad alta voce del sacerdote:<br />

oremus. Ma le intenzioni di quella preghiera privata erano<br />

suggerite antecedentemente a tutta l'assemblea dallo stesso sacer-<br />

corpore et sanguine Chrìsti vescitur, ut et anima Deo saginetur. Non possunt<br />

ergo separati in mercede quas opera congiungit ». Già Ireneo, contro la tesi<br />

gnostica che affermava : « La salvezza... essere cosa che spetterà solo alle anime<br />

e che il corpo... essendo ricavato dalla terra, non può partecipare alla salvezza »<br />

{Haer. I 27, 3), difende fortemente la dottrina che : « la carne partecipa alla vita »<br />

(Haer. V 4, 3).

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