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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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s<br />

L'ASSEMBLEA COME SEGNO 73<br />

in sé la ekklesia di Dio (Q e hal Jahweh) dell'Antico Testamento, è<br />

l'espressione massima <strong>della</strong> comunità locale e <strong>della</strong> Chiesa universale<br />

ed è già come il primo schizzo, l'ombra annunziatrice <strong>della</strong><br />

<strong>liturgia</strong> cosmica e perfetta <strong>della</strong> Gerusalemme celeste di cui parla<br />

l'Apocalisse.<br />

Con più forte ragione ancora hanno valore di segno i ministri<br />

gerarchici <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong> e in modo speciale vale di loro: aliud videtiir<br />

et aliud intelligitur, poiché sono speciali rappresentanti e delegati<br />

di Cristo. È col profondo <strong>senso</strong> del valore di segno delle persone<br />

che concorrono alla <strong>liturgia</strong> che S. Ignazio antiocheno, per<br />

esempio, poteva scrivere ai magnesiani : « Vi ammonisco di fare<br />

tutto nella concordia di Dio, sotto la presidenza del vescovo che<br />

tiene il posto di Dio e dei presbiteri che tengono il posto del<br />

consesso degli apostoli e dei miei cari diaconi a cui è stato affidato<br />

il ministero di Gesù Cristo... Come dunque il Signore, né per se<br />

stesso, né per i suoi apostoli, non fece nulla senza il Padre a cui<br />

era unito, così anche voi non fate nulla senza il vescovo e i presbiteri...<br />

Sia una l'orazione, una la supplica, uno il pensiero, una<br />

la speranza nella carità e nel gaudio immacolato che è Cristo Gesù<br />

di cui non vi è niente di migliore. Tutti uniti accorrete come a un<br />

sol tempio di Dio, a un solo altare, a un solo Gesù Cristo, il quale<br />

venne da un .solo Padre, esistette nell'unità di un solo Padre e ritornò<br />

a Lui » ".<br />

Se si considerano i segni sensibili <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong> dal punto di<br />

vista dei diversi sensi a cui si indirizzano immediatamente, si vede<br />

come vi predomini la messa in atto dell'udito e dell'occhio. In questo<br />

niente di straordinario, perché, in tutto il campo delle comunicazioni<br />

e delle espressioni umane, questi due sensi, per la loro<br />

maggiore spiritualità, hanno il predominio. S. Agostino l'aveva già<br />

osservato : « Tra i segni, dunque, per i quali gli uomini comunicano<br />

a vicenda i loro pensieri ed affetti, alcuni riguardano gli occhi, la<br />

più parte l'udito, pochissimi gli altri sensi. Quando facciamo cenno<br />

non diamo che un segno agli occhi di colui al quale vogliamo per<br />

suo mezzo trasmettere la nostra volontà. Ce ne sono che significano<br />

quasi tutto con movimenti delle mani; gl'istrioni fanno dei segni<br />

a coloro che li capiscono con movimenti di tutte le membra e<br />

quasi parlano coi loro occhi; i vessilli e i dragoni militari per<br />

mezzo degli occhi trasmettono la volontà dei duci; e tutte queste<br />

cose sono come delle parole visibili. I segni che appartengono<br />

all'udito, sono, come dissi, moltissimi, consistenti specialmente in<br />

parole. Anche la tuba, la tibia, la cetra fanno per lo più suoni non<br />

75 Magnes, 6,1-7,2. Sulla teologia dell'assemblea liturgica vedi P. MASSI, L'assemblea<br />

del popolo di Dio I, Ascoli Piceno 1962, con ampia bibliografia. Anche<br />

il valore di segno che la <strong>liturgia</strong>, secondo il costume di tutta la tradizione antica,<br />

sia ebraica che ellenistica, attribuisce a certi numeri può essere menzionato. La<br />

cosa appare piuttosto nel linguaggio liturgico, biblico o di composizione ecclesiastica;<br />

ma non mancano anche esempi nei riti (come, poniamo, le dodici<br />

croci nella consacrazione di una chiesa, per i dodici apostoli e le dodici porte<br />

<strong>della</strong> Gerusalemme celeste).

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