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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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258 CAP. Vili - IL KYRIOS<br />

Non occorre nemmeno insistere sul concetto generale che nei<br />

diversi sacramenti Cristo stesso è sempre il ministro principale. Si<br />

sa che questa dottrina fu esplicitata per l'essenziale da S. Agostino,<br />

in rapporto alla controversia <strong>della</strong> validità del battesimo conferito<br />

dai donatisti, in occasione <strong>della</strong> quale egli scrisse le famose parole:<br />

« Pietro battezzi, ma è Lui (Cristo) che battezza, Paolo battezzi, ma<br />

è Lui che battezza, Giuda battezzi, ma è Lui che battezza » 23 . La<br />

dottrina dell'efficacia dei sacramenti ex opere operato è tutta fondata<br />

sopra questo presupposto.<br />

E in genere, a questo proposito, è da ricordare la dottrina di<br />

S. Tommaso, di cui si è parlato in un precedente capitolo, che ogni<br />

santificazione che Dio opera negli uomini, si fa ora attraverso l'umanità<br />

di Cristo, come strumento fisico <strong>della</strong> sua divinità.<br />

Anche nei sacramentali e nei riti liturgici d'istituzione ecclesiastica,<br />

come nella stessa lode divina, è sempre Cristo l'attore<br />

principale. Come è stato spiegato in un precedente capitolo, ciò<br />

avviene in un modo e grado alquanto diversi dai sacramenti che<br />

operano ex opere operato, ma in un modo sempre superiore a quello<br />

che avviene nella preghiera privata di un cristiano o in una preghiera<br />

comune, ma non liturgica. Da qui, appunto, il concetto dell'efficacia<br />

<strong>della</strong> lode divina e dei riti liturgici d'istituzione ecclesiastica<br />

ex opere operantis Ecclesiae intermedio tra quello dell'opus<br />

operatum e dell'opus operantis individui. L'efficacia ex opere operantis<br />

Ecclesiae speciale dei riti istituiti dalla Chiesa e <strong>della</strong> lode<br />

divina, proviene appunto dal fatto che questi riti e questa preghiera<br />

sono in modo speciale azioni di Cristo, più di quanto non avvenga<br />

in una preghiera semplicemente privata o comunque non ufficiale<br />

di uno o più cristiani.<br />

Se il fondamento dell'efficacia di ogni preghiera cristiana, anche<br />

privata, è sempre l'unione del cristiano con Cristo come del<br />

membro col capo, per cui in ogni preghiera è sempre la Chiesa e<br />

Cristo che pregano, bisognerà dire che ciò avviene in un grado e<br />

con una qualità superiore quando questa preghiera è la preghiera<br />

liturgica. Con maggiori ragioni e in un modo tutto eminente si dovrà<br />

applicare a questa preghiera (anzi a tutti i riti liturgici istituiti dalla<br />

Chiesa, poiché, come sappiamo, essi operano essenzialmente a modo<br />

di preghiera) quello che S. Agostino dice <strong>della</strong> preghiera del cristiano<br />

in genere : « Dio non poteva concedere agli uomini dono<br />

maggiore di quello per cui dette loro per Capo il Verbo, per mezzo<br />

del quale fece tutte le cose e li fece suoi membri, in modo che<br />

Egli è Figlio di Dio e Figlio dell'uomo, Dio uno col Padre, e uomo<br />

uno con gli uomini; e quando noi parliamo a Dio nell'orazione non<br />

separiamo il Figlio da Dio, e quando prega il corpo del Figlio non<br />

separa da sé il suo Capo; ed Egli è il medesimo Signore nostro,<br />

Gesù Cristo Figlio di Dio, Salvatore del suo corpo, che prega per noi<br />

it. di F. Maberini, Marietti I 1935 p. 175 ss. CH. JOURNET, La messe présence du<br />

sacrifice de la Croix, Paris 1957 pp. 80-128.<br />

28 In lo tract, VI 7. Vedi anche CL art. 7.

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