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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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276 CAP. IX - SALVEZZA IN COMUNITÀ<br />

la realtà oggettiva del suo essere, e non vivere nella sua sensibilità<br />

religiosa in disarmonia col suo essere religioso. Senza questa sintonia<br />

del sentire con l'essere religioso comunitario, ecclesiale, sacramentale,<br />

il cattolico non si sentirà mai pienamente a suo agio<br />

nel mondo <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong>. Sarà anzi tentatoci evitarlo il più possibile.<br />

Al contrario, se arriverà a plasmare la sua sensibilità religiosa<br />

secondo la tonalità comunitaria <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong>, vivr£ pienamente<br />

ogni giorno il dogma del corpo mistico di Cristo; senza correre il<br />

pericolo, tutt'altro che immaginario, di ridurre questa realtà a una<br />

relazione disincarnata, d'ordine puramente psicologico e individuale,<br />

anzi individualistico, tra Cristo e il credente, anzi tutti i credenti<br />

tra loro, indipendentemente e al di fuori <strong>della</strong> realtà ecclesiale<br />

concretamente voluta da Dio.<br />

Siamo dunque riportati, in ultima analisi, alla grande legge<br />

dell'oggettività: la via per andare a Dio ci è imposta da Dio stesso<br />

e fu liberamente da Lui determinata nei suoi particolari. Ora, questa<br />

via è non solo cristologico-trinitaria, ma societaria, ecclesiale, gerarchica<br />

e quindi liturgica. È per questo che nell'ordine effettivamente<br />

voluto da Dio, l'individuo, fuori <strong>della</strong> comunità ecclesiale<br />

liturgica non può né nascere, né vivere, né svilupparsi, né raggiungere<br />

il suo fine. Rendersi conto di questa realtà e sintonizzarvi la<br />

propria psicologia e la propria sensibilità è la via indispensabile<br />

per vivere la <strong>liturgia</strong>.<br />

4. L'ESPRESSIONE RITUALE DELLA NATURA COMUNITARIA<br />

DELLA LITURGIA; STORIA E ATTUALITÀ<br />

La profonda natura teologicamente sempre comunitaria di<br />

ogni azione liturgica — anche quando, per caso, è fatta da un singolo<br />

individuo senza la presenza di altri, come nella recita del<br />

breviario fatta da solo — tende naturalmente a manifestarsi anche<br />

nell'espressione rituale e in qualche modo l'esige, come l'essenza<br />

esige la sua connaturale perfezione.<br />

<strong>Il</strong> frutto più perfetto di questa tendenza è l'assemblea liturgica<br />

15 , come espressione concreta <strong>della</strong> comunità ecclesiale 18 nel-<br />

15 Per una ampia spiegazione biblico-liturgica dell'assemblea vedi P. MASSI,<br />

L'assemblea del popolo di Dio, Ascoli Piceno 1962. Vedi anche A. M. MARTIMORT,<br />

L'assemblée liturgique, mystère du Christ, in: La maison Dieu n. 40 (1954) 5-29.<br />

ID.. La Chiesa in preghiera, trad. it., Desclée 1963 pp. 91-122.<br />

16 I sacramenti, e in modo speciale l'eucaristia, sono bensì fatti dalla Chiesa,<br />

ma è anche vero, sotto un altro aspetto, che fanno la Chiesa. Per la funzione<br />

speciale dell'eucaristia sotto questo aspetto vedi, per es. N. AFANASSIEF, Le sacrement<br />

de l'assemblée, in: Inter. Kirche Zeitschr. 46 (1957) 382-96. ID., L'Église qui<br />

prèside dans l'amour, in : La primauté de Pierre dans l'Église orthodoxe, Neuchàtel<br />

1960 pp. 8-14. S. STROTTMANN, Sur le sacrifice eucharistique fondement du rassemblement<br />

des croyants, in: Irénikon, 33 (1961), 41-55. J. LÉCUYER, Le sacrifice<br />

de la nouvetle alliance, Le Puy 1962 pp. 199-226.

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