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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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DEFINIZIONE DEI DOGMI 507<br />

che non era ancora formalmente dogma di fede divina e cattolica<br />

lo diventa. Questo avviene perché l'organo competente del magistero<br />

infallibile <strong>della</strong> Chiesa, nel dichiarare una verità come rivelata da<br />

Dio e dunque da credersi da tutti i fedeli come dogma di fede divina<br />

e cattolica, gode dell'assistenza infallibile dello Spirito Santo 30 .<br />

Naturalmente, in questo caso l'autorità dottrinale che appartiene<br />

al dogma definito come tale, gli viene unicamente dal fatto che,<br />

secondo la fede cattolica, nel definire un dogma, il magistero gode<br />

dell'assistenza infallibile dello Spirito Santo. <strong>Il</strong> processo di conoscenza<br />

per connaturalità è servito soltando di occasione nelle<br />

mani di Dio per indurre l'organo competente del magistero infal-<br />

30 Naturalmente, esso gode di questa assistenza anche nel caso che non<br />

sìa stato previamente dimostrato per via di un ragionamento propriamente apodittico<br />

— fatto partendo dalla Scrittura, dalla tradizione dogmatico-apostolica<br />

orale come era subito dopo la morte degli Apostoli o da un altro dogma già<br />

definito — che la verità che si definisce è contenuta realmente, almeno implicitamente,<br />

nella Scrittura o nella predetta tradizione. E bensì dogma di fede che<br />

ogni verità, proposta dalla Chiesa come di fede divina e cattolica, è realmente<br />

contenuta nella Scrittura o nella predetta tradizione, almeno implicitamente.<br />

Ma perché il magistero possa definire una dottrina, non è necessario che il fatto<br />

che vi è contenuta possa anche essere dimostrato con ragionamento propriamente<br />

apodittico per sola via di ragionamento. L'infallibilità del magistero non<br />

dipende dal fatto se esso, prima di definire una verità, vede e prova per via di<br />

ragionamento apodittico, che questa verità è contenuta nelle fonti <strong>della</strong> rivelazione,<br />

ma semplicemente dal fatto che egli nell'affermare o nel negare una<br />

cosa come di fede, gode dell'assistenza dello Spirito Santo. È noto che anche<br />

la commissione dei teologi che Pio IX istituì in vista <strong>della</strong> definizione dell'immacolata<br />

concezione, ammise come principio che non era affatto necessario che,<br />

prima <strong>della</strong> definizione, si potesse produrre la predetta prova apodittica per<br />

sola via di ragionamento. (Vedi, per esempio, V. SARDI, La solenne definizione<br />

del dogma dell'Immacolato concepimento di Maria Santissima, Roma 1904 I<br />

791-96). E, difatti, questa prova propriamente apodittica per sola via di ragionamento<br />

(contrariamente alle molte e buone ragioni di convenienza) non fu mai<br />

data né per l'immacolata concezione né per l'assunzione di Maria. Ci si può chiedere<br />

come dunque, in simile caso, si potranno efficacemente difendere i dogmi<br />

così definiti contro le obiezioni dei non cattolici. La risposta è essenzialmente<br />

questa: che tali dogmi devono e possono essere difesi in modo indiretto: ricorrendo<br />

cioè all'apologetica generale. In essa, contro il non cristiano, si dimostra<br />

la credibilità <strong>della</strong> rivelazione cristiana; contro il protestante tradizionale<br />

si dimostra che, secondo il Nuovo Testamento, interpretato anche col solo<br />

aiuto <strong>della</strong> filologia e <strong>della</strong> storia, il criterio prossimo <strong>della</strong> verità cristiana<br />

non è la ragione individuale, ma il magistero infallibile <strong>della</strong> Chiesa il cui<br />

organo è la gerarchia; contro il foziano si dimostra che, ammettendo come<br />

criterio <strong>della</strong> fede la Scrittura e la tradizione, e ammettendo che l'organo dell'infallibilità<br />

nella Chiesa risiede nella gerarchia, segue che non vi può- essere<br />

nella stessa Chiesa criterio efficace <strong>della</strong> verità che non includa il Romano Pontefice.<br />

Fatte queste prove, ne segue che è perfettamente ragionevole ammettere,<br />

coi cattolici, che una verità definita dal magistero, per esempio dal Romano<br />

Pontefice, è una verità veramente rivelata poiché questo magistero è infallibile<br />

per assistenza dello Spirito Santo. Ossia, nel caso di dogmi come l'immacolata<br />

concezione e l'assunzione, bisogna portare la discussione coi non cattolici, non<br />

sulla prova apodittica per sola via di ragionamento da fornire dalla Scrittura<br />

o dalla tradizione apostolica dogmatica orale come appare subito dopo la morte<br />

degli Apostoli, ma sulla questione del criterio prossimo e infallibile <strong>della</strong> fede<br />

cristiana, ossia sull'infallibilità del magistero <strong>della</strong> Chiesa che include sempre<br />

il Romano Pontefice.

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