TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

CAPITOLO XIX
TEOLOGIA E LITURGIA NEI PADRI
Si potrebbe credere che, per risolvere la questione dell'inserimento
organico della liturgia nella teologia sintetica generale, non
sia il caso di rivolgersi ai Padri. Infatti, si sa che i Padri non costruirono
sintesi teologiche generali. Presso di essi si possono segnalare
alcuni primi saggi, di natura del resto diversa, di esposizione compendiosa
della dottrina cristiana, come il Peri archon di Origene,
VEnchiridion di S. Agostino e il Pege gnoseos di Giovanni Damasceno.
Tuttavia è certo, non solo che non hanno prodotto niente di paragonabile
alle Somme medievali e tanto meno ai corsi o ai manuali
teologici moderni, ma anche che, nelle loro svariatissime preoccupazioni
teologiche e nell'abbondantissima produzione letteraria corrispondente,
la cura di simili sintesi generali non fu affatto al primo
piano della loro psicologia, come lo fu invece in quella dei teologi
cominciando dalla fine del secolo XII.
Però, anche se i Padri non hanno scritto Somme, non vuol dire
che non siano arrivati ad una concezione teologica generale più o
meno sintetica di tutte le cose, concezione che si può rilevare dalle
loro opere e nella quale la liturgia ha il suo posto più o meno chiaramente
segnato. È sotto questo aspetto che un'inchiesta delle relazioni
tra teologia e liturgia nei Padri può esserci di vera utilità.
È certo, infatti, che presso i Padri vi è una teologia liturgica
notevolmente sviluppata sotto il doppio aspetto nel quale si svolge
ogni teologia : quello irenico semplicemente espositivo della fede
ai credenti e quello polemico della difesa e prova della stessa fede
contro i non credenti reali o metodologici. Nel primo si espone semplicemente
al credente la ricchezza teologica della liturgia; nel secondo
si fa ricorso alla liturgia per provare la fondatezza e l'obbligatorietà
di un punto della fede contro le negazioni o le obiezioni reali
o metodologiche che le si muovono contro.