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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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566 CAP. XIX - <strong>TEOLOGIA</strong> E LITURGIA NEI PADRI<br />

parazione e prefigurazione e da cui tutto, dopo di Lui, deriva come<br />

partecipazione. In specie la fase attuale, quella ecclesiale, come realizzazione<br />

partecipata negli uomini, fino alla fine del mondo, in<br />

seno alla Chiesa, delle realtà divine di Cristo, preparate e prefigurate<br />

prima di Cristo, realizzate in radice e plenariamente in Cristo stesso<br />

nella sua vita terrena; realizzazione preparante e prefigurante a sua<br />

volta le realtà escatologiche e celesti future.<br />

Di questo vasto panorama i diversi autori sacri del Nuovo Testamento<br />

accentuano ora l'uno, ora l'altro aspetto. I sinottici rilevano<br />

anzitutto il rapporto preparativo e prefigurativo Antico Testamento-Cristo.<br />

S. Paolo, meglio degli altri, abbraccia già tutto insieme<br />

e in questo contesto usa le parole: ombra, figura, typos e anche la<br />

parola mysterion. Ma mysterion, per S. Paolo, è semplicemente: il<br />

piano o consiglio eterno libero e amoroso di Dio, da Lui solo conosciuto<br />

e solo recentemente rivelato ai credenti, di salvare gli uomini<br />

appunto in Cristo e nelle realtà cristiane secondo lo schema predetto.<br />

Punto cruciale nel quale e dal quale S. Paolo volentieri contempla<br />

tutto questo « mysterion » <strong>della</strong> libera ed amorosa volontà di Dio<br />

(Ef 1,9) è, in specie, la vocazione dei gentili assieme ai Giudei a<br />

questa stessa salvezza, in un sol corpo, corpo di Cristo che è la<br />

Chiesa : mysterion <strong>della</strong> vocazione dei gentili assieme ai Giudei (Ef 1-3).<br />

E poiché S. Paolo non si stanca di ripetere che Cristo nella sua persona<br />

concreta è il centro e fulcro di tutto questo mysterion, consiglio<br />

di Dio, egli, almeno alla fine <strong>della</strong> sua vita, ebbe la tendenza a chiamare<br />

Cristo stesso nella sua persona e nella sua opera concreta:<br />

« il mistero », « il mistero <strong>della</strong> pietà » come dice 1 Tm 3,16. Vedi anche<br />

Col 2,2 secondo la lezione variante 8; che pare preferibile.<br />

Nei Padri apostolici si ripetono gli stessi concetti, con espressioni<br />

e modi di vedere sostanzialmente paolini, e vanno determinandosi ed<br />

estendendosi i singoli punti nei quali si crede che l'Antico Testamento<br />

è preparazione e figura delle realtà del Nuovo. Giustino, inoltre,<br />

applica già determinatamente, su scala notevole, il concetto di<br />

mysterion, a questa dimensione simbolica, allegorica e tipica dei<br />

testi, fatti e persone dell'Antico Testamento. Egli concepisce la dottrina<br />

tradizionale e scritturistica : che tutto l'Antico Testamento è<br />

preparazione e figura di Cristo e delle realtà cristiane, nella forma<br />

che tutto l'Antico Testamento è pieno di « misteri ». Sempre cominciando<br />

da Giustino, diventa certo che anche gli eventi storici <strong>della</strong> vita<br />

di Cristo sono chiamati mysteria, come l'incarnazione, la natività,<br />

la passione, la morte in croce, la risurrezione, l'ascensione.<br />

Dopo Giustino, pian piano, si tende ad esprimere tutto il panorama<br />

dell'economia di Dio nel mondo, come sopra è stato ricordato,<br />

sia nel suo insieme che nei suoi particolari, col concetto di mysterion<br />

: tutto ivi è mistero e misteri.<br />

Sembra innegabile che a questo risultato dell'evoluzione semantica<br />

di mysterion, abbia contribuito non poco la mente generale di<br />

tradizione platonica abituata a considerare la distinzione del mondo<br />

celeste e del mondo terreno e tutto il cosmo delle realtà sensibili

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