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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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524 CAP. XVII - POSITIVO-SCOLASTICA E LITURGIA<br />

tipo Harnack e i modernisti, l'apostolicità, o per lo meno la grande<br />

antichità, <strong>della</strong> dottrina oggi proposta dal magistero.<br />

Comunque, la conclusione di questa inchiesta sul posto che ha<br />

effettivamente la <strong>liturgia</strong> nella teoria e nella prassi <strong>della</strong> teologia<br />

positivo-scolastica, in specie dei manuali di teologia dogmatica che<br />

vanno ancora per le mani di tutti, non può essere che una : nella realtà<br />

delle cose come appare presso coloro che sono teologi di mestiere,<br />

siamo molto, ma molto lontani dalla <strong>liturgia</strong> « locus theologicus<br />

praestantissimus » o anche solo « locus theologicus praestans » conclamato<br />

dai liturgisti cominciando dal secolo XVII 34 , e a cui, talvolta,<br />

hanno fatto eco, si direbbe come per distrazione, anche alcuni teologi<br />

propriamente detti 35 . Certo, il chierico che ha studiato la teologia<br />

nei manuali positivo scolastici, alla fine dei suoi studi non avrà nessuna<br />

idea concreta <strong>della</strong> prestanza <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong> nella costruzione<br />

<strong>della</strong> sintesi teologica generale.<br />

Anzi, arrivati a questo punto, non si vede come alla riflessione<br />

si possa evitare questo dilemma: o i teologi positivo-scolastici, in<br />

specie i manualisti, sono stati molto deficienti nell'assimilare, nella<br />

loro sintesi generale, il materiale <strong>teologico</strong> liturgico che i liturgisti<br />

avevano messo a loro disposizione e che essi, i teologi positivo-scolastici,<br />

seguendo le leggi <strong>della</strong> loro stessa disciplina avrebbero potuto<br />

e dovuto incorporare nella loro costruzione con suo vero vantaggio;<br />

oppure, nell'espressione <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong> locus theologicus praestans<br />

vi è un equivoco. In questo caso, i teologi sintetici, gente di mestiere<br />

con le mani in pasta, conoscendo per un verso molto più esattamente<br />

dei liturgisti, teologi d'occasione, ogni singola questione teologica e<br />

l'utilità reale che in essa si può ricavare dal ricorso alla <strong>liturgia</strong>,<br />

e vedendo, per l'altro, dai fatti concreti, che questa utilità si riduce,<br />

in fondo, a ben poca cosa, hanno lasciato i liturgisti proclamare la<br />

teoria <strong>della</strong> prestanza <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong> come locus theologicus e, in pratica,<br />

com'era il loro diritto, anzi, dovere, non ne hanno tenuto nessun<br />

conto. Qual è vera di queste due alternative?<br />

34 A questa formula si possono ridurre le affermazioni dei liturgisti sìa<br />

dei secoli XVII-XVIII, sia recenti. Vedi alcune di queste formule riportate da<br />

PH. OPPENHEIM, Principia theologiae liturgicae p. 108 ss, di Zaccaria, Renaudot,<br />

Languet, Beauduin. Lo stesso Oppenheim; p. 72: locus theologicus praestans.<br />

35 Come Bossuet e Perrone (maximi faciendam esse) citati dallo stesso<br />

Oppenheim 1. e. p. <strong>Il</strong>i s.

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