TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

MESSA AZIONE COMUNITARIA 277
l'atto stesso che al sommo grado la costituisce e la manifesta 17 .
Assemblea qui dice convocazione, radunamento e celebrazione
efficace, in Cristo Signore morto e risorto, del popolo di Dio, come
organismo vivo dai vari membri gerarchicamente strutturati; i quali
agiscono tutti come attori, come parte di un tutto, ma ognuno al
suo posto, nel suo tempo e nella sua funzione 18 , senza usurpare
ciò che spetta ad altri, ma anche senza isolarsi dagli altri né materialmente,
né spiritualmente.
Le leggi della celebrazione liturgica 19 derivano dall'assemblea
liturgica così concepita 20 . La storia del senso comunitario nella
espressione rituale della liturgia è la storia dell'osservanza o meno
delle leggi dell'assemblea nei suoi singoli riti.
Infatti, nel corso dei secoli è percepibile in questa espressione
rituale specialmente nella liturgia romana — ma non solo in questa
— un oscuramento, o anche una diminuzione, di quel carattere
comunitario. Ciò avvenne sia per la soppressione di riti antichi che
accentuavano il carattere comunitario della liturgia; sia per la riserva
di alcuni di questi riti e preghiere al solo clero, mentre primitivamente
spettavano a tutta la comunità, sia, finalmente, per l'infiltrazione
di elementi d'ordine privato che mal si confanno al carattere
comunitario primitivo della liturgia.
Nella messa
In specie, la natura comunitaria della struttura liturgica essenziale
della messa, nonché la storia degli oscuramenti che ha subito
a partire dal quarto e quinto secolo, ma specialmente nel medioevo
occidentale, è stata sostanzialmente narrata nelle due opere, ormai
classiche in materia, del Dix 21 e dello Jungmann 22 .
Ivi si può vedere come la messa, per la sua stessa natura e
17 L'idea che le celebrazioni liturgiche, nella loro connaturale perfezione comunitaria
anche rituale, e in modo speciale le celebrazioni del mistero eucaristico,
sono la principale manifestazione della Chiesa, è stata fortemente accentuata
dal Concilio Vaticano II : « Tutti devono dare la più grande importanza
alla vita liturgica della diocesi che si svolge intorno al vescovo, principalmente
nella Chiesa cattedrale: convinti che la principale manifestazione della Chiesa
si ha nella partecipazione piena è attiva di tutto il popolo santo di Dio alle
medesime celebrazioni liturgiche, soprattutto alla medesima eucaristia, alla medesima
preghiera, al medesimo aitare cui presiede il vescovo circondato dai suoi
sacerdoti e ministri ». CL art. 41. Nello stesso senso parla l'articolo 2 in cui la
liturgia è descritta come l'epifania per eccellenza della Chiesa.
i8 Vedi A. G. MARTIMORT, La Chiesa in preghiera, trad. it. Desclée 1963
pp. 104-112.
19 Vedi J. A. JUNGMANN, La celebrazione liturgica, trad. it., Milano 1958.
20 Le norme stesse della riforma liturgica così chiaramente delineate dal
Concilio Vaticano II (CL art. 26-40) sono fondate sul concetto che la celebrazione
liturgica è atto dell'assemblea. Vedi, in specie, gli articoli 27, 28, 30, 31, 32,
33, 34, 36.
21 The shape of the liturgy.
22 Missarum sollemnia.